Realizzare opere d’arte interamente fatte di pezzetti di plastica? Si può fare

Lady Be è un’artista pop italiana famosa per i suoi “Mosaici Contemporanei”, composti non dai classici tasselli in pietra ma da pezzetti di giocattoli, materiali di recupero, posate, bigiotteria, cancelleria, tappi di bottiglie: tutto rigorosamente in plastica, a testimoniare l’epoca in cui viviamo. Conosciuta in Italia e all’estero per i suoi ritratti di persone famose e personaggi storici, l’artista realizza anche ritratti di gente comune. “Spesso le persone mi chiedono di realizzare il loro ritratto utilizzando il loro personale materiale di scarto”, spiega Lady Be. “Credo sia un modo molto speciale e originale per conservare i propri ricordi”.

Tanti piccoli oggetti, di colori diversi, vanno a costruire un viso. I pezzetti di plastica vengono scelti per la loro forma e il loro colore, assemblati per dare forma al soggetto. Non vengono mai dipinti, né prima né dopo la costruzione del ritratto. La scelta di conservarli nella loro forma e nel colore originale ha lo scopo di conservare ogni memoria legata a essi e soprattutto di renderli riconoscibili anche una volta che vengono plasmati nella composizione dell’opera.

“La reazione delle persone che guardano le mie opere è di forte stupore”, commenta l’artista. “Quando l’opera viene vista da vicino tutti riconoscono i particolari di cui è composta: può essere un pacchetto di caramelle, una sorpresina trovata in un uovo di cioccolato, un logo stampato su una penna, o semplicemente pezzi di oggetti che usiamo tutti i giorni; occhiali da sole, cosmetici, portachiavi ecc. La prima reazione è di spaesamento, perché a pochi centimetri di distanza non è facile riconoscere il soggetto, specialmente se il formato è grande e lo si vede per la prima volta… ma indietreggiando di qualche metro, tutto appare più chiaro. Il pubblico esulta riconoscendo il volto, spesso noto alla maggior parte delle persone”.

Sono opere che sicuramente non lasciano indifferenti e che piacciono a molti: esperti e non esperti d’arte, grandi e piccoli; questi ultimi apprezzano notevolmente l’uso di tanti piccoli giocattoli, che sanno riconoscere alla perfezione. Ma, soprattutto, si tratta di opere in cui tutti si possono rispecchiare.

Ormai la plastica è un materiale che è entrato a far parte della nostra quotidianità; da ciò scaturisce anche il problema del suo smaltimento. Lady Be ricicla e, attraverso il suo personalissimo stile, vuole far riflettere sul riciclo e sulla sostenibilità ambientale. Ecco perché l’arte di Lady Be si definisce “pop”.

Come spiega il critico e consulente artistico Francesco Saverio Russo: “Il riciclo viene fatto con oggetti popolari, oggetti di massa che tutti ben conoscono e che hanno maneggiato da piccoli o che continuano a maneggiare oggi nel ruolo di genitori, nonni o semplicemente esseri umani. L’arte di Lady Be è pop perché c’è la raffigurazione di idoli o miti in cui le masse tendono a identificarsi; si pensi alle figure di Marilyn Monroe o Audrey Hepburn, di Pablo Picasso o Salvador Dalì”. Anche il noto critico Vittorio Sgarbi si esprime positivamente a favore dell’arte di Lady Be: “Il metodo dell’opera di Lady Be è intelligente, e il quadro interessa più per come è fatto che per il soggetto. L’arte è forma, non è contenuto”.

Dal 2010 Lady Be fa conoscere i suoi lavori attraverso mostre d’arte in tutto il mondo (Francia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito, Malta, Spagna, America) e ha esposto perfino sulla Torre Eiffel. A ottobre Lady Be tornerà a Parigi per esporre le sue opere al Carrousel Du Louvre, in occasione del Salon Art Shopping, importante fiera d’arte contemporanea, che si tiene due volte l’anno proprio sotto la piramide del Louvre.

Nello stesso periodo quattro sue opere, che ben rappresentano l’Italia, saranno esposte presso lo stand di Assocomaplast (A56, padiglione 16) alla fiera K di Düsseldorf, mentre Lady Be volerà a Vienna dove riceverà il Premio Klimt per meriti artistici. A novembre si terranno poi due sue importanti mostre personali: una a Torino e una a Milano, presso l’ex studio dell’artista Piero Manzoni nel prestigioso quartiere di Brera.