Macchine statunitensi in caduta

Il confronto dell'eximport 2009/2008 statunitense di macchine per materie plastiche e gomma mette in evidenza una caduta del 30% degli acquisti dall'estero - in funzione della frenata di stampi, che rappresentano il 38% sul totale e hanno ceduto il 22%, di macchine a iniezione (-44% per un "peso" del 9%) e di soffiatrici (-37%; 4%), solo per citare le principali tipologie di macchine - e un più contenuto calo dell'8% circa all'export. Tali risultati peggiorano sensibilmente il trend negativo in atto da almeno un biennio.
Principale fornitore degli Stati Uniti è il Canada, da cui è stato acquistato un terzo del totale - costituito in larga misura da stampi - ma con una differenza in meno del 26%. Segue poi la Germania, che segna un -36%: più che dimezzato l'import di macchine a iniezione e in forte calo anche quello di linee di estrusione mentre in controtendenza - confermando anzi il trend in ascesa degli ultimi anni - sono gli impianti per mono e multi filamenti. Considerevole la flessione degli approvvigionamenti dal Giappone, che hanno registrato un -38%, calo anche in questo caso riconducibile alle minori forniture di macchine a iniezione (-55%). Non fa eccezione la Cina, dalla quale l'import è calato del 21%. L'Italia si trova in sesta posizione nella classifica dei fornitori e, dopo aver conseguito una piccola crescita nel 2008 sul 2007, fino a superare 188 milioni di dollari, si è fermata a poco più di 115 milioni nel 2009: risalta però il segno positivo delle termoformatrici (+37% sul 2008).
Relativamente ai mercati di destinazione delle esportazioni, si registra un lieve aumento (+5%, che conferma quello già registrato nel 2008 sul 2007, e si tratta sempre perlopiù di stampi) per il Messico che è ancora in prima posizione, un balzo per il Venezuela (in quinta, con un +107%, per un valore di oltre 54 milioni di dollari) mentre, al contrario, in ulteriore calo risultano le vendite al Canada, che mantiene la seconda posizione ma perde venti punti percentuali. Le forniture alla Cina mostrano una contrazione dell'8% e quelle alla Germania del 20%.