Brasile: stentano i compositi

Nel 2016 in Brasile, il fatturato del settore dei compositi è calato di 4 punti percentuali rispetto al 2015, raggiungendo un valore di 2,55 miliardi di real (poco meno di 700 milioni di euro). È quanto reso noto recentemente da Almaco, l’associazione latino americana dei materiali compositi. Il segno negativo si registra su diversi fronti: il consumo di materia prima è stato pari a 159 mila tonnellate, con un calo dell’1,3%, solo il 55% degli impianti lavora a regime e l’occupazione registra una diminuzione del 4%, dando lavoro a poco più di 60 mila addetti.

Secondo Almaco tale contrazione sarebbe dovuta al rallentamento di settori quali l’eolico e l’edilizia, a cui si aggiungono la restrizione del credito, lo stallo nel lancio di nuovi prodotti e l’assopimento di quasi tutti quei settori che utilizzano materiali compositi stampati. Le 159 mila tonnellate di materiale lavorato possono essere così suddivise: 77 mila t di PE, 45 mila t di rinforzati con fibra di vetro, 22 mila t di resine epossidiche, 8 mila t di gel coat, 1500 t di adesivi strutturali, 700 t di rinforzati con fibra di carbonio e 2300 t di altre resine.

Il 55% degli stampatori locali di compositi sembra puntare sulle tecnologie manuali (hand lay-up e spray-up), seguite dai sistemi automatizzati quali RTM (12%), avvolgimento di filamenti (9%), laminazione in continuo (7%), infusione (6%), pultrusione (5%) e BMC/SMC (5%).

Secondo l’indagine dell’associazione (che ha sedi anche in Argentina, Colombia e Cile), la maggior quantità di compositi viene utilizzata per la realizzazione di reti fognarie (32%), in edilizia (22%), nei trasporti (18%), in campo agroalimentare (4%), nella nautica (5%) e nell’industria tessile (4%).

Le previsioni per il 2017 non sembrano migliori, complice lo stallo di alcuni settori industriali strategici per i compositi: il fatturato dovrebbe registrare un nuovo lieve calo (2,45 miliardi di real), mentre il consumo di materiale dovrebbe ridursi ancora del 2,5%, scendendo a 155 mila tonnellate.