L’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio tra i temi più significativi
Il futuro dell’economia circolare alla luce delle nuove direttive europee, tra prospettive e nuove opportunità aperte. Di questo e altro si è parlato l’8 novembre all’apertura della quinta edizione degli Stati Generali della Green Economy dell’8 e 9 novembre a Rimini nell’ambito di Ecomondo. Walter Facciotto, direttore generale di Conai, è intervenuto in qualità di coordinatore del gruppo di lavoro riguardante il recepimento delle direttive comunitarie in materia di economia circolare e rifiuti, all’interno del workshop “Il pacchetto di direttive sull’economia circolare: prospettive e opportunità”.
Tra i vari settori che forniscono un contributo rilevante all’economia circolare è da sottolineare il riciclo dei rifiuti di imballaggio. In questo contesto si inserisce l’attività di Conai che ricopre un ruolo centrale nell’economia circolare, garantendo, dal 1997, la valorizzazione e l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio. Ne è tra i protagonisti più attivi portando importanti benefici sociali, economici e ambientali al Sistema Paese.
Nel 2015 si è ulteriormente consolidata la quota di rifiuti di imballaggio - in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro - recuperata a livello nazionale, pari al 78,6% dell’immesso al consumo, per un totale di 9,6 milioni di tonnellate. In termini di riciclo, la filiera degli imballaggi, grazie all’operato di Conai e dei riciclatori indipendenti, ha gestito una quota di rifiuti di imballaggio pari al 66,9% sul totale dell’immesso al consumo, equivalente a 8,2 milioni di tonnellate.
Un risultato che va ben oltre i target di legge e che mostra una progressiva crescita negli anni: nel 1998, primo anno di attività di Conai, due imballaggi su tre erano conferiti in discarica, mentre oggi lo sono solo due su dieci. Grazie a Conai e ai consorzi di filiera, sono stati reimmessi nel ciclo produttivo ben 8 milioni di tonnellate di rifiuti di imballaggio, di cui il 48% gestiti da Conai-consorzi di filiera (3,9 milioni di tonnellate), mentre il restante 52% è stato trattato dagli operatori appartenenti alla gestione indipendente.
Nel 2015 il riciclo degli imballaggi ha permesso la generazione di materie prime seconde equivalenti a 3 miliardi di bottiglie in vetro da 0,75 litri, di 329 milioni di risme di carta in formato A4, di 32 milioni di pallet in legno, di 9 miliardi di flaconi di detersivo in PET, di un miliardo di lattine da 33 cl in alluminio e di 725 Frecciarossa (ETR 1000) per l’acciaio.
Rilevante è poi il contributo nel contenimento dei gas serra causa dei cambiamenti climatici se pensiamo che nel solo 2015 è stata evitata l’emissione di oltre 3,3 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica, pari a quanto prodotto in un anno da quasi 500 mila autovetture con una percorrenza media di 30 mila chilometri.
Inoltre, l’industria del riciclo conta 18 mila addetti impiegati nella sola gestione dei rifiuti di imballaggio, di cui il 59% opera nei servizi di raccolta differenziata e il restante 41% nei servizi di preparazione al riciclo. Ampliando invece il perimetro anche all’industria del riciclo, gli occupati, secondo le ultime rilevazioni, salgono a circa 37 mila unità. Aziende che hanno generato un fatturato di 9,5 miliardi di euro e un indotto economico di ulteriori 6,3 miliardi, frutto della maggiore occupazione (attività di raccolta differenziata, avvio del sistema, logistica, attività di selezione e riciclo degli imballaggi).
“Il riciclo dei materiali rappresenta l’aspetto fondamentale dell’economia circolare e la base della green economy. Gli Stati Generali della Green Economy sono un momento stimolante di confronto tra i principali operatori per fare il punto della situazione attuale, evidenziare i progressi compiuti e definire gli obiettivi e le strategie future per consolidare ulteriormente l’economia circolare in Italia”, ha commentato Walter Facciotto.
La rilevanza dell’economia circolare in Italia è sottolineata anche da una ricerca commissionata da Conai a IEFE-Università Bocconi e all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, per indagare l’attuale livello di diffusione dei principi di circolarità nella filiera degli imballaggi e lo sviluppo di iniziative in questo senso.
Le primissime evidenze della ricerca, a oggi ancora in corso di svolgimento, mostrano come le aziende siano disposte a investire - nonostante i costi più elevati delle materie prime seconde rispetto alla materia prima vergine - in economia circolare, e come l’orientamento green e l’orientamento al business non siano affatto in contraddizione tra loro, ma al contrario vi siano elementi sinergici (efficientamento e riduzione dei costi operativi).
Quasi la metà delle aziende utilizza infatti imballaggi composti integralmente da materiale riciclato, a seguito anche dello sviluppo di politiche di green procurement avviate dai produttori di beni di consumo. I principali motivi della virata green delle imprese sono il riconoscimento dei vantaggi dell’adozione di misure di economia circolare per l’immagine aziendale e, di conseguenza, sulle vendite, invitando i propri fornitori - e in particolare la filiera degli imballaggi - a fare sempre di più e sempre meglio su questo fronte.