Torino adotta il progetto "Il Po d’aMare"

Parola d’ordine: prevenzione. Fiumi puliti per mari puliti e il Po con i suoi 652 km, 4 Regioni e 13 Province attraversate, è il corso d’acqua che meglio si presta a operazioni di raccolta, recupero e riciclo dei rifiuti, in particolare in plastica, prima che arrivino al mare.

 

Gran parte dei rifiuti marini (circa l’80%) proviene infatti dalla terraferma e raggiunge il mare prevalentemente attraverso gli scarichi urbani e i corsi d’acqua. La presenza di rifiuti sulle spiagge e nei mari disincentiva il turismo, colpisce la pesca e la nautica con un impatto economico stimato dall’Unep (United Nations Environment Programme) in 13 miliardi di dollari all’anno.

 

La messa in opera del progetto “Il Po d’aMare” a Torino è l’evoluzione della precedente attività di intercettazione, raccolta e riciclo svoltasi in prossimità del delta del fiume nel 2018, ma con un elemento strategico ulteriore: è il primo caso di sperimentazione localizzata all’interno di un grande nucleo urbano. Le barriere, infatti, sono posizionate in zona Murazzi, proprio in prossimità del centro storico, fra i ponti Vittorio Emanuele I e Umberto I.

 

Il progetto pilota, realizzato grazie al contributo di Amiat, Iren e Corepla, è stato presentato il 17 settembre a Torino ed è predisposto dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, i consorzi Castalia e Corepla con il coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e la collaborazione della Città di Torino.

 

Le modalità di intercettazione e raccolta dei rifiuti previste dal progetto torinese sono a cura della società Castalia Operations nell’ambito del progetto Seasweeper, che vede l’installazione di un dispositivo composto da barriere galleggianti che consentono di raccogliere le plastiche e gli altri rifiuti trasportati dal fiume. Il sistema è composto da due moduli progettati per restare posizionati fino a dicembre 2019. Le barriere non interferiranno con la vita della flora e della fauna del fiume.

 

Tramite un’imbarcazione “Sea hunter” e operatori da terra, i rifiuti verranno raccolti in appositi cassoni gestiti da Amiat, che provvederà a sua volta a conferire le plastiche presso un impianto Corepla, che si occuperà della successiva valorizzazione dei materiali. Il materiale riciclato verrà quindi utilizzato per la realizzazione di arredi urbani che saranno regalati dai partner del progetto alla Città di Torino.

 

I risultati di questa seconda sperimentazione, inoltre, verranno messi a confronto con la precedente attività di intercettazione, raccolta e riciclo dei rifiuti plastici del fiume Po presso Ferrara. Sarà così possibile valutare la fattibilità di un sistema nazionale di prevenzione dei rifiuti marini tramite sistemi di raccolta nei principali fiumi italiani e nel contempo creare una filiera virtuosa di riciclo e recupero delle plastiche raccolte.

 

“L’abbandono dei rifiuti rappresenta un deprecabile malcostume che compromette la qualità di vita e il senso di sicurezza negli spazi pubblici, genera costi elevati per i servizi di pulizia e nuoce all’immagine delle località. La sperimentazione di modalità innovative per liberare il Po dalla spazzatura, separando la plastica da altra immondizia e l’avvio di un processo di riciclo del materiale raccolto è una eccezionale opportunità per proteggere la salute di fiumi e mari. Torino punta a diventare una città “plastic free” e Il Po d’aMare rappresenta anche un importante momento per sensibilizzare i cittadini nella difesa dell’ambiente naturale”, ha dichiarato la sindaca di Torino, Chiara Appendini.