Cresce l’imballaggio flessibile mondiale
Nel 2015 il 70% dell’imballaggio mondiale era rappresentato da quello flessibile, che entro il 2024 dovrebbe raggiungere un giro d’affari di 250 miliardi di dollari. Sono queste le previsioni di un recente studio condotto da Global Market Insights. Questo andamento positivo del comparto sarà supportato da fattori chiave quali il miglioramento delle proprietà barriera, le innovazione tecnologiche apportate ai film estensibili a parete sottile e la riduzione degli scarti. Inoltre, le prestazioni superiori delle sigillature e dell’isolamento termico rendono le confezioni sempre più attraenti per il consumatore finale.
Questo tipo di imballaggio rappresenta una porzione significativa del settore nel suo complesso e grazie alla sua praticità tale fetta di mercato è destinata ad ampliarsi. Il cambiamento delle abitudini e dello stile di vita delle popolazioni ha certamente contribuito alla crescita del mercato dell’imballaggio flessibile alimentare (soprattutto per i latticini), che, nel 2015, ha generato un fatturato di oltre 85 miliardi di dollari (150 miliardi il valore complessivo del mercato dell’imballaggio flessibile). A ciò vanno aggiunti la necessità di conservare meglio i cibi, sotto il profilo sia della durata sia della contaminazione batterica.
Altro fattore propulsivo per il comparto packaging è l’ormai diffusissima propensione ad acquistare online (soprattutto cosmetici, prodotti per la cura della persona e beni di consumo), da cui deriva la necessità di trasportare in sicurezza le merci.
Solo le cosiddette buste “autosostenenti” (stand up pouches) - gettonate da produttori e consumatori per via delle ottime caratteristiche barriera, i bassi costi e il ridotto consumo di materia prima - entro il 2024 dovrebbero arrivare a generare un fatturato di 75 miliardi di euro. Sempre tale data sono evidenziate buone prospettive anche per le buste “cuscinetto” (pillow pouches), con un tasso di crescita annuo del 4%.
Le stringenti normative nazionali sull’utilizzo dei derivati dal petrolio e la volatilità del prezzo del greggio (legata all’instabilità politica dei paesi produttori) costituiscono, tuttavia, una pesante variabile sui costi di produzione. Dal punto di vista geografico, il fatturato del Vecchio Continente (guidato da Germania e Russia) registrerà una crescita del 3,5%, mentre l’Asia-Pacifico si distanzia con un +6% (per un valore di 35 miliardi di dollari entro il 2024, di cui 8 grazie alla sola Cina). Positivo anche il trend del Sud America (con Brasile e Argentina in testa), con tasso di crescita del 4%, anche se si tratta di un giro d’affari più ridotto (5 miliardi di dollari nel 2015). Infine, gli Stati Uniti fanno prevedere un incremento generalizzato, ma particolarmente significativo per il settore alimentare e delle bevande.