Innovazione industriale e sostenibilità a braccetto per affrontare le sfide globali
Si è parlato di plastica, inquinamento marino, buone pratiche e riciclo chimico a “Rivoluzione plastica”, il convegno tenutosi presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati il 12 novembre. L’evento, promosso da Basf e Globe Italia, con il patrocinio di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in occasione della mostra di National Geographic “Planet or Plastic?”, ospitata fino al 14 novembre a Palazzo Valdina, ha voluto essere un’occasione per fare il punto su un tema, quello della plastica e degli imballaggi, così dibattuto nelle ultime settimane. Significativi i contributi registrati sulla questione dell’inquinamento plastico e il progetto di riciclo chimico di Basf, ChemCycling, per riciclare un materiale ancora prezioso nel XXI secolo.
“Al di fuori dell‘Europa il consumo di plastica pro capite sta aumentando rapidamente, soprattutto in Asia le catene del valore della plastica hanno assunto dimensioni intercontinentali, così come lo scambio dei rifiuti di plastica. Nell‘UE circa la metà dei rifiuti di plastica raccolti è inviata all'estero, dove permangono incertezze circa il loro trattamento. L'ampia distribuzione geografica della specie, la presenza in differenti habitat e la caratteristica di ingerire i rifiuti marini fanno della Caretta caretta (tartaruga marina, ndr) un buon bioindicatore per valutare l'impatto sugli organismi dei rifiuti marini, soprattutto della plastica. Dalle analisi effettuate su 150 esemplari di tartarughe spiaggiate è emerso che il 68 % presentava plastica ingerita. Necessario quindi individuare le misure da intraprendere a diversi livelli (UE, stati membri e autorità regionali, industria) al fine di trasformare le sfide globali nel settore della plastica in opportunità”, ha spiegato Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra, introducendo il dibattito con la ricerca sull’inquinamento marino condotta dall’istituto.
“Il futuro è incerto, per questo vogliamo tornare al passato. Ma non è la strada che va percorsa. Abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, che richiede tempo, ma anche investimenti che non si stanno facendo, incentivi per stimolare il settore privato ad andare nella giusta direzione. Manca una visione integrata: la mentalità deve cambiare, servono tecnologia e governance. Inserire lo sviluppo sostenibile nella Costituzione sarebbe il primo passo, ma da quello devono discendere atti concreti. Infine, credo che la plastic tax possa essere inserita in un percorso di riconversione profonda del nostro sistema produttivo ma che deve indicare un percorso, non può essere realizzata in pochi mesi da tutti. D'altra parte il sistema fiscale nel suo complesso va ripensato nell'ottica dell'economia circolare e dello sviluppo sostenibile, quindi è opportuno che governo e parlamento insieme alle parti sociali e alle imprese si siedano e immaginino un futuro di incentivi e disincentivi che ci spinga verso la direzione voluta”, ha aggiunto a riguardo Enrico Giovannini, portavoce di Asvis (l'alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile).
“Se ridurre e riciclare deve essere la priorità, sia per prevenire nuovi apporti di rifiuti in mare che per rendere più gestibile il problema dei rifiuti a terra, oggi è possibile anche approfittare del lavoro quotidiano dei pescatori per rimuovere parte di rifiuti che sono già dispersi nell’ambiente marino, specialmente sui fondali, il 70% dei rifiuti che entrano nell’ecosistema marino affondano. Per farlo però è necessario mettere i pescatori nelle condizioni di riportare a terra i rifiuti che pescano accidentalmente, agevolando il conferimento e soprattutto evitando di sanzionarli per un’attività che oggi, con il DL Salvamare, approvato alla Camera ma ancora in discussione al Senato, in Italia non è possibile”, ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
“Sono molti anni che Basf è impegnata concretamente per la sostenibilità e siamo stati tra i primi ad avere creato i polimeri biodegradabili, ma siamo ben consapevoli che l’utilizzo responsabile della plastica è fondamentale per risolvere il problema dei rifiuti in tutto il mondo e questo vale per le aziende, per le istituzioni e per i consumatori. Grazie al processo ChemCycling, lanciato nel 2018, vogliamo dare il nostro contributo più significativo alla riduzione dei rifiuti in plastica tramite il riciclo chimico con cui siamo in grado di riportare tutta la plastica - anche quella mista e non riciclabile in altro modo - in olio di pirolisi, una materia prima che può essere utilizzata al pari del petrolio come risorsa per realizzare nuovi prodotti. Oggi in Italia la plastic tax è al centro di un intenso dibattito, ma allo stato attuale le normative - così come sono scritte - non permettono di raggiungere una vera e propria economia circolare. Come Basf, vorremmo avanzare una proposta che consentirebbe alle aziende di continuare a innovare e investire, ovvero esentare dall’imposta i prodotti provenienti da riciclo chimico o meccanico per almeno una percentuale del loro contenuto”, ha dichiarato Andreas Riehemann, amministratore delegato di Basf Italia.
“La plastica e i comportamenti scorretti a essa associati, come il mancato conferimento di questo materiale al riciclo, l’inquinamento dei fiumi o la perdita dei carichi nelle grandi navi da trasporto sono in realtà problemi globali. Ma c’è una speranza, l’Italia è, nel campo delle bioplastiche e del riciclo chimico, un paese all’avanguardia. Occorre perciò trovare una linea mediana che aiuti l’industria ad innovarsi, il cittadino a riciclare: un incrocio virtuoso che vada verso una vera economia circolare. In Parlamento lavoreremo insieme al governo per rendere la plastic tax più sostenibile anche per il settore. Del resto la leva fiscale è uno strumento fondamentale per stimolare e accompagnare la trasformazione in chiave ecologica dei nostri settori produttivi”, ha concluso Chiara Braga, capogruppo PD in Commissione Ambiente alla Camera e coordinatrice dell’Intergruppo per lo Sviluppo Sostenibile.