Gli italiani apprezzano i sacchetti biodegradabili

Il 18 gennaio, nel corso di Marca, fiera internazionale sui prodotti a marca del distributore, organizzata da Bologna Fiere, in collaborazione con l’Associazione della Distribuzione Moderna (ADM), il 18 e 19 gennaio, Novamont ha presentato una ricerca commissionata a Ipsos Public Affairs sulle abitudini degli italiani presso le catene di distribuzione e gli atteggiamenti nei confronti delle bioplastiche. Da tale ricerca emerge che oltre il 92% degli italiani fa la spesa al supermercato con buste riutilizzabili e l’82% di questi valuta positivamente la legge che ha sancito il passaggio dai sacchetti in plastica tradizionale a quelli in materiale biodegradabile. Consenso anche per l’iniziativa di trasformare in biodegradabili i sacchetti del reparto ortofrutta (direttiva europea che interesserà il 2018): in questo caso il favore sale all’87% del campione, che ritiene il provvedimento positiva conclusione del percorso iniziato nel 2011.

 

Metodologia di ricerca

La ricerca costituisce uno studio integrato composto da un’indagine qualitativa, cui hanno partecipato 40 italiani, compresi soggetti sensibili e informati sulle tematiche ambientali, e una quantitativa, con 1000 interviste su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 65 anni. Sollecitati sull’argomento, gli italiani si dimostrano sensibili sul tema ambientale con posizioni diverse che hanno portato all’individuazione di tre segmenti: i cosiddetti “entusiasti” (27%), ossia coloro che si sentono chiamati in causa attivamente per portare aventi il tema ambientale e per i quali ogni singolo gesto rappresenta una rivoluzione in grado di cambiare il mondo; gli “istituzionalisti” (il 42%), che pur attuando comportamenti virtuosi nel proprio quotidiano credono che la responsabilità di trovare soluzioni efficaci ai problemi ambientali vada demandata alle istituzioni; infine, i disillusi (il 31%), che considerano la tematica ambientale una battaglia persa non prestandovi particolarmente attenzione, specie nei gesti quotidiani.

Gli italiani vanno al supermercato con le borse di stoffa e quelle in plastica riutilizzabili. Le motivazioni sono molteplici ma, su tutte, emerge la maggiore resistenza, consistenza e capienza che questi materiali forniscono in confronto agli attuali sacchetti monouso in bioplastica distribuiti al supermercato che, difatti, evidenziano un livello di soddisfazione piuttosto contenuto. Riguardo al prezzo dei sacchetti in plastica compostabile distribuiti al supermercato, i dati mostrano come quasi la metà degli intervistati non sia a conoscenza di quanto costano: il 19% non sa indicare e il 27% fornisce un importo erroneo.

 

Dopo la spesa

Una volta finita la spesa i sacchetti in plastica conoscono utilizzi molteplici e non necessariamente appropriati. Tendenzialmente l’abitudine prevalente è quella di usarli per il contenitore dei rifiuti umidi, seguito dagli indifferenziati. Accanto però emergono abitudini piuttosto creative e non del tutto pertinenti, come l’utilizzo del sacchetto per surgelare i cibi, pratica che, sebbene ridotta, evidenzia un livello di disinformazione considerevole. Ancora più fantasiosi gli utilizzi alternativi dei sacchetti del reparto ortofrutta che oltre che per i rifiuti indifferenziati o addirittura umidi, vengono utilizzati per attività evidentemente erronee e dannose, quali la conservazione di cibo, alimenti e avanzi in frigorifero o il surgelamento degli stessi.

 

Verso i compostabili per ortofrutta

L’adesione nei confronti della normativa che renderà biodegradabili i sacchetti per prodotti ortofrutticoli, positiva nell’82% del campione e con punte di eccellenza (97%) presso gli istituzionalisti, suscita reazioni trasversali e segmentate in relazione al fatto che gli stessi diventino a pagamento. Su quest’ultimo aspetto emerge la presenza di uno zoccolo duro di non propensi anche tra coloro che mostrano maggiore empatia nei confronti delle tematiche ambientali.

Alla domanda sulle possibili iniziative a supporto dell’introduzione del provvedimento nel 2018, gli intervistati hanno individuato due attori principali: le istituzioni e il mondo scientifico da un lato, il punto vendita dall’altro. Una voce autorevole super partes che sostenga pienamente l’iniziativa è fondamentale, anche per giustificare la componente meno piacevole della direttiva (l’obbligo di legge sul pagamento). Lo stile comunicativo peraltro deve rimandare al contesto qualificato ma non deve essere eccessivamente ricercato. Un linguaggio semplice e diretto, che spieghi chiaramente le motivazioni che hanno portato a questa decisione e l’obiettivo che si vuole raggiungere con la nuova direttiva. L’altro attore centrale è rappresentato dal punto vendita, che secondo gli intervistati deve assumere un ruolo di primo piano in relazione all’alfabetizzazione dei propri consumatori sull’iniziativa (attraverso una cartellonistica capillare, promoter e tutor in loco), ma anche attraverso la distribuzione di sacchetti per una prova gratuita o promozioni dirette sul punto vendita, rinforzando quindi il suo ruolo di partner per la propria clientela, anche con gesti vicini al quotidiano del consumatore.

“Un dato emerge su tutti dalla ricerca: per il consumatore il sacchetto, sia esso per asporto merci che frutta/verdura oggi è, a tutti gli effetti, un servizio perché non esaurisce la sua funzionalità nel singolo gesto di trasporto e perché portatore di valori rispetto all’ambiente. Gli italiani sono pronti alla nuova direttiva ma chiedono più qualità e più informazione e la GDO, che da sempre è sensibile a questa domanda, saprà certamente rendersene interprete”, ha commentato Alessandro Ferlito responsabile commerciale di Novamont.