Il made in Italy si riorganizza, ma tiene

In questi giorni si moltiplicano i comunicati da parte delle aziende manifatturiere italiane per rassicurare clienti e mercati di riferimento che, nel rispetto delle norme previste per il contenimento del contagio da coronavirus e nella messa in atto rigorosa di tutte le misure necessarie a tale scopo, la loro attività prosegue.

 

Anche dai costruttori aderenti ad Amaplast (che nelle scorse settimane ha diramato a sua volta un comunicato per informare che i propri associati sono tutti attivi nel promuovere e praticare le disposizioni governative per poter continuare a lavorare e produrre in assoluta sicurezza) - Bausano, Biesse, Colines, Elba, Moss, Tecnomatic, per citarne solo alcuni in ordine alfabetico - giungono ormai quotidianamente, attraverso e-mail e post sui social, notizie a riguardo.

 

Le attività aziendali sono tutte in fase di riorganizzazione secondo i modi e le forme implementati dagli ultimi DPCM (smart working da casa, adozione di dispositivi sanitari e misure di profilassi negli stabilimenti ecc.) in modo da non interrompere la produzione e adempiere agli impegni presi con i propri clienti. Anche nei casi più critici, quando, invece, la produzione o le consegne subiscono uno stop anche solo parziale, vengono forniti precisi programmi con i tempi e i periodi di interruzione e con le date previste per la ripresa.

 

Il made in Italy, dunque, al momento sembra tenere, pur con le innegabili perdite e tra le tante difficoltà determinate dalla situazione attuale, quanto meno dal punto di vista delle iniziative e di una gestione della crisi volte a contenere i danni. Iniziative e gestione che potrebbero già rappresentare una utile e proficua base, insieme alle misure previste dal decreto “Cura Italia”, per ripartire e riprendere le attività a pieno regime una volta che l’emergenza sarà passata.