Export comparato
Dall’analisi e dalla comparazione dell’export italiano, tedesco e cinese di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma nel primo semestre del 2015, a confronto con l’analogo periodo del 2014, si rilevano variazioni di un certo rilievo per alcune tipologie di macchinari. Per esempio, sia Berlino sia Pechino hanno registrato un significativo incremento (superiore al 20%) delle vendite all’estero di estrusori e termoformatrici mentre le esportazioni italiane dei primi macchinari sono arretrate di sette punti e per i secondi di quasi un terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Degna di nota anche l’avanzata dell’export tedesco di macchine a iniezione (in funzione di una maggiore domanda da Cina, India e Austria), il cui valore complessivo ha superato quota 418 milioni di euro, a fronte della stagnazione di quelle Made in Italy che, in aggiunta, hanno anche registrato un più deciso aumento all’import, con conseguente deficit commerciale. L’Italia si distingue invece per il rimbalzo delle macchine per materiali espansi e, in effetti, mentre l’export italiano è cresciuto del 53% (soprattutto grazie a maggiori forniture, peraltro apparentemente “spot”, in Svezia, Messico e Francia), quello tedesco ha ceduto quasi il 10%. Un vero balzo in avanti è stato compiuto dalle esportazioni di macchine per pneumatici e camere d’aria dei tre paesi in esame. In questo caso, l’export cinese è incrementato del 179% e quello italiano del 152%; crescita a tre cifre anche per le macchine tedesche della stessa categoria. Da un altro punto di vista, a livello mondiale, le nazioni che hanno maggiormente incrementato le proprie importazioni di presse per pneumatici nei primi sei mesi dell’anno in corso, rispetto al 2014, sono state: Finlandia, Sudafrica e Tailandia. Per quanto riguarda gli stampi, con un valore esportato che ha sfiorato i 481 milioni di euro, la Germania ha registrato un aumento nell’ordine del 15% sull’anno precedente. L’export di stampi originari dalla Cina è incrementato invece del 7,7%. Più modesta, seppure ancora positiva, la performance messa a segno dagli stampisti italiani con +3,3%.