Industria chimica, motore tecnologico di sostenibilità
Da decenni le imprese chimiche in Italia che aderiscono a Responsible Care, il programma volontario a favore di salute, sicurezza e ambiente, migliorano le proprie prestazioni su questi fronti. Molte conferme sono venute dalla XXIV edizione del Rapporto Responsible Care, presentato da Federchimica il 30 ottobre: la chimica è sempre un comparto di eccellenza nella sicurezza e nella salute dei dipendenti; è già in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea sui cambiamenti climatici al 2020 e al 2030; ha ridotto i gas serra del 61% e migliorato l’efficienza energetica del 55% rispetto al 1990. Rispetto a 30 anni fa, le emissioni in atmosfera ed effluenti negli scarichi idrici si sono drasticamente ridotte, rispettivamente del 95% e del 78%.
Il settore è impegnato con determinazione a perseguire il nuovo modello dell’economia circolare, prevenendo per quanto possibile la produzione di rifiuti, di cui il riciclo è la prima modalità di smaltimento (24%), mentre alla discarica si ricorre solo nel 9% dei casi.
“Dobbiamo affermare apertamente e con determinazione che la chimica è un modello di sviluppo sostenibile. Siamo un riferimento di sostenibilità, non solo per i risultati ottenuti, ma anche per il ruolo propulsore che, in quanto infrastruttura tecnologica, svolgiamo per tutti i settori industriali. I prodotti chimici sono impiegati in tutte le attività economiche, dall'industria all'agricoltura, dai servizi ai consumi delle famiglie e contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale di chi li utilizza, siano essi imprese o consumatori”, ha dichiarato Paolo Lamberti, presidente di Federchimica.
Il Rapporto Responsible Care è uno strumento importante per il settore, perché trasmette con un approccio scientifico, trasparente e concreto, non solo l’impegno, ma i risultati - opportunamente quantificati - ottenuti dalle imprese chimiche.
“Questi risultati sono particolarmente significativi, considerato che sono stati raggiunti in un contesto istituzionale molto difficile, non solo per la caduta del mercato interno, ma soprattutto per le inefficienze e gli oneri del Sistema Paese che, purtroppo, rappresentano ancora un ostacolo per la nostra attività. Nell'attuale, complessa situazione economica, politica e sociale, deve esserci consapevolezza che la vera sostenibilità, in grado di creare e mantenere benessere diffuso, ha bisogno dell’industria, soprattutto di quella difficile da realizzare e da imitare, basata su scienza e tecnologia, su impianti complessi e sicuri, su risorse umane qualificate e continuamente formate. La competitività dovrebbe essere considerata da tutti come un valore sociale da difendere: perché è certamente giusto redistribuire la ricchezza, ma prima è necessario produrla”, ha aggiunto Lamberti.
La chimica, anche attraverso i risultati di Responsible Care, dimostra ogni anno di possedere queste caratteristiche e deve essere considerata uno strumento essenziale di progresso tecnologico e un diffusore di cultura della sostenibilità.