Panoramica settoriale a stelle e strisce
Il settore delle materie plastiche statunitense si colloca al terzo posto nell'industria manifatturiera locale grazie a oltre 16 mila aziende e 885 mila addetti, che hanno generato un valore di oltre 380 miliardi di dollari e investimenti per 9,4 miliardi nel 2011.
In base alle stime della Society of Plastics Industry (SPI), nel 2011 il 32% delle materie prime è stato destinato alla produzione di imballaggi, il 21% ai beni di consumo, il 15% agli articoli per edilizia, il 3% rispettivamente all'arredamento e alla componentistica auto, il 2% ai prodotti elettrici/elettronici. Il 22% circa della produzione di manufatti è stato destinato all'export, con un aumento del 9,5% sul 2010, mentre l'import ha registrato un tasso di crescita del 13%, in funzione di un mercato interno più vivace. SPI ritiene che i settori applicativi che dovrebbero registrare il trend migliore nei prossimi anni sono: l'imballaggio, soprattutto alimentare, che dovrebbe raggiungere nel 2014 un valore di 172 miliardi di dollari; le energie rinnovabili, con l'impiego crescente di componenti in plastica per pannelli solari e pale eoliche, nonché un aumento della quota di plastiche riciclate; la componentistica automobilistica e aerospaziale, con il crescente utilizzo di parti in plastica per ridurre il peso dei veicoli e, di conseguenza, i consumi e le emissioni; il medicale, in funzione dell'invecchiamento della popolazione e della crescente richiesta di prodotti speciali (biomateriali e antimicrobici).
L'industria trasformatrice statunitense richiede quindi impianti e macchinari all'avanguardia, a ridotto consumo energetico e rispettosi dell'ambiente, per produzioni a elevato standard qualitativo. Secondo l'ultima rilevazione condotta tra i costruttori di impianti per materie plastiche e gomma associati a SPI, nel primo trimestre 2012 gli ordini di presse a iniezione hanno raggiunto le 755 unità (pari a +3% rispetto al trimestre precedente e +18% rispetto al gennaio-marzo 2011), gli ordini di estrusori si sono fermati a 172 unità monovite (rispettivamente -22% e -20%) e a 24 bivite (+1%; -44%) e quelli di macchine per soffiaggio sono stati di 22 unità (7 in più rispetto al periodo gennaio-marzo 2011). In decisa progressione la richiesta di ausiliari, che ha superato le 9000 unità (+20%; +34%).
A fronte di tali rilevazioni di fonte associativa, secondo Freedonia la domanda di tubi in plastica dovrebbe crescere a un tasso annuo maggiore rispetto a quello degli altri materiali. Oltre la metà dei tubi in plastica viene realizzata in PVC, polimero che dovrebbe continuare a mostrare una progressione a due cifre almeno fino al 2016, ma l'HDPE dovrebbe acquisire quote di mercato nei confronti del cemento, dell'acciaio e del PVC stesso, soprattutto per la somministrazione e lo scarico di acqua. Il consumo di contenitori in plastica potrebbe crescere a un tasso del 5% circa all'anno da qui al 2016, fino a recuperare i livelli pre-crisi e superare i 32 miliardi di dollari, assorbendo 6,4 milioni di tonnellate di polimeri. La crescita dovrebbe essere rallentata da una certa contrazione nel consumo di acqua in bottiglia, mentre la maggiore domanda di buste tipo stand-up e di altri imballaggi flessibili non dovrebbe sottrarre quote ai contenitori rigidi quanto piuttosto incrementare la richiesta totale. Infine, la domanda di coperture in plastica e in compositi legno-plastica per edilizia dovrebbe registrare un aumento rispettivamente del 15% e dell'11%.