Europa dei polimeri
Le statistiche elaborate dalla società di consulenza britannica AMI (Applied Market Information) confermano che solo negli ultimissimi anni l’industria europea delle materie plastiche si sta lentamente e faticosamente risollevando dal difficile periodo vissuto dal 2008 in poi, in cui la domanda di polimeri era rimasta pressoché costante - con lievi variazioni positive solo in alcuni mercati del centro-est continentale - con un consumo attestatosi sui 36 milioni di tonnellate/anno, un volume inferiore di 10 punti percentuali rispetto a quello del 2007. Tuttavia, un esame più approfondito mostra che la stagnazione risulta aver interessato solo alcuni polimeri e applicazioni mentre per altri ambiti sembra che almeno le tendenze siano più confortanti. Passando in veloce rassegna la domanda e l’impiego di alcuni dei principali polimeri, si nota che l’LDPE e l’LLDPE hanno mantenuto un andamento piatto negli ultimi anni mentre l’HDPE ha registrato una crescita del 2%, grazie in particolare alla maggior dinamicità di settori come quello delle chiusure e dei tappi, delle tubazioni e dell’automotive. Il consumo di polipropilene è aumentato soprattutto in funzione del buon andamento (+4%) del settore automotive, dell’imballaggio e del medicale/sanitario. Bene anche il segmento elettrico/elettronico con il crescente impiego dell’illuminazione a LED. Rimane invece statico il mercato delle costruzioni, con una conseguente domanda di PVC cresciuta meno dell’1% e con l’EPS che ha perduto circa un punto percentuale. Quanto alle aree geografiche, nel 2014 le nazioni del centro ed est Europa hanno registrato una crescita della domanda di polimeri del 3%, superando ormai i livelli del 2007. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e anche Ungheria (sebbene quest’ultima con tassi di crescita inferiori) sono i paesi che hanno registrato le migliori performance grazie alla tenuta di settori come l’automotive, gli elettrodomestici e l’imballaggio (occorre tuttavia rilevare che in questi paesi ha giovato anche l’esternalizzazione di grandi gruppi). Nell’Europa occidentale solo la Germania ha quasi recuperato i livelli del 2007 per ciò che riguarda la produzione e il consumo di polimeri, con un mercato che ha superato di quasi il 40% (ma il gap era di soli 20 punti otto anni fa) quello italiano, secondo in classifica. Il consumo in Spagna è ancora inferiore del 25% rispetto al 2007; in Francia del 10%. Nel panorama mondiale, i prezzi delle materie prime hanno giocato nell’ultimo anno un ruolo importante. Sostanzialmente, l’instabilità dei prezzi e la cautela negli acquisti da parte dei trasformatori hanno indebolito la domanda e favorito la contrazione del mercato, mettendo a rischio talvolta anche la capacità delle aziende trasformatrici di rispondere a improvvise impennate degli ordini. In questa situazione i fornitori asiatici hanno trovato un buon terreno per valorizzare la propria offerta. Le stime AMI sugli sviluppi futuri vedono un mercato europeo sempre più dipendente, nei prossimi anni, dalle forniture del Far East e del Medio Oriente (grandi aspettative, per esempio, sono riversate sull’Iran). La domanda europea sarà pertanto condizionata anche dagli input provenienti da queste aree e potrebbe mostrare nel complesso una crescita di circa 1 punto percentuale annuo fino al 2019 (con picchi maggiori, fino al 3%, nuovamente nei paesi centro-orientali, a fronte di tassi più contenuti nei mercati occidentali), raggiungendo 39 milioni di tonnellate. Per il 2015 l’incremento del consumo dovrebbe attestarsi sull’1,3%.