La chimica europea perde competitività, necessario agire ora

(Foto Cefic)

L’ultimo studio di Cefic sulla competitività dell’industria chimica dell’Unione Europea evidenzia come nel periodo 2023-2024 sia già stata annunciata la chiusura di oltre 11 milioni di tonnellate di capacità produttiva, per un totale di 21 siti industriali principali. A fronte dello stato attuale dell’industria chimica europea e la sua competitività sulla scena globale, lo studio, con dati e comparazioni, rafforza la Dichiarazione di Anversa, ribadendo come la chimica europea sia giunta a un punto di svolta.

"Per il bene del nostro settore e degli 1,2 milioni di lavoratori che impiega direttamente, abbiamo bisogno di un'azione coraggiosa e urgente ora. La riduzione dei costi energetici, l'accesso alle materie prime essenziali e la promozione dell'innovazione sono assolutamente essenziali. Se il nostro settore crolla, con esso crollano intere catene filiere: sanità, auto, energie rinnovabili e le tecnologie innovative del Green Deal che sono essenziali per la transizione. Lo ribadiamo ancora, più forte e più chiaramente: per il futuro dell'Europa, abbiamo bisogno che i nostri nuovi rappresentanti dell'Unione Europea agiscano ora", ha dichiarato Marco Mensink, direttore generale di Cefic.

Lo studio sulla competitività, commissionato ad Advancy, esplora il modo in cui l'industria chimica dell'UE si confronta in termini di competitività con USA, Cina, Giappone, Brasile, India e Medio Oriente e quali sono i principali fattori di costo o meno della competitività in Europa. Esso sottolinea che la posizione competitiva della nostra industria, un elemento fondamentale della vita quotidiana, si è indebolita per fattori che variano dagli elevati costi energetici, ambientali e normativi agli ostacoli amministrativi inerenti all’innovazione e al capitale umano. Questi ultimi, in particolare, spesso si traducono in investimenti ritardati o nella scelta di investire al di fuori dell'Europa.