Quando lo smartphone diventa una stampante 3D
In un periodo in cui - almeno stando ad alcuni media - pare che la ricerca italiana non sia mai all’altezza di quella delle altre nazioni, la redazione di MacPlas vuole invece dar spazio a un piccolo miracolo che ha avuto origine proprio nel nostro bel paese.
La prima stampante 3D per smartphone è infatti frutto della creatività e dell’imprenditorialità di Pietro Gabriele e Filippo Moroni, che l’hanno presentata in anteprima lo scorso ottobre alla Maker Faire della propria città: Roma. Si chiama Ono e sarà presto sul mercato grazie alla facilità d’uso, alle dimensioni ridotte e, soprattutto… a un prezzo competitivo di soli 99 dollari!
Utilizzando una particolare app e fotopolimeri che s’induriscono grazie alla luce bianca del display di un qualsiasi smartphone, Ono è in grado di raggiungere una risoluzione (42 micron) di qualità professionale, creando oggetti di dimensioni massime pari a 126x74x52 mm in circa 2 ore e mezza (tempo per produrre una struttura reticolata usando uno smartphone Android di livello medio). La procedura non è particolarmente veloce, ma questo inconveniente è certamente compensato dalla libertà di design e dall’accessibilità offerte, perfette per l’ambito scolastico o educativo in generale.
Il video su youtube che mostra Ono in funzione ha lasciato a bocca aperta anche noi della redazione di MacPlas: lo smartphone viene posto sotto alla vaschetta con la resina liquida, separato solo da una lastra trasparente; la luce proveniente da diversi punti del suo display fa consolidare la resina, dando così forma al prodotto finale.
Sono otto le resine disponibili (opache, trasparenti, rigide, morbide o elastiche), mentre l’app installata, compatibile con i sistemi operativi Android, iOS e Windows Phone, è anche in grado di suggerire quanta resina sarà necessaria per stampare il proprio modello.
La stampante lavora su file CAD ma incorpora anche la funzione “slicing”, per cui non è necessario aver calcolato in anticipo il modo in cui l’oggetto sarà stampato, facilitando così la vita agli utenti che si serviranno di progetti trovati in rete. Ono, infatti, può essere considerata anche una delle prime stampanti 3D social in commercio: la sua tecnologia sarà in “open source” e chiunque potrà contribuire a migliorarla.
La stampante è alimentata da quattro comunissime batterie di tipo AA, ma presenta oggi anche una porta USB che, oltre a migliorare la connessione tra stampante e smartphone, consente di ricaricare Ono tramite un PC o una power bank, evitando quindi l’uso delle batterie e rendendo la stampante più sostenibile.
Nell’ottobre del 2015, dopo la presentazione del primo prototipo (chiamato inizialmente Olo) alla Maker Faire di New York, era stata lanciata una campagna di crowdfunding per la sua industrializzazione sulla piattaforma KickStarter, che ne ha garantito il finanziamento in tempi record: in soli 5 giorni il progetto ha raggiunto e superato l’incredibile somma di un milione di dollari!
“In America abbiamo trovato molte persone interessate, che ci hanno permesso di dare un tono internazionale alla nostra invenzione e che ci hanno fatto comprendere l’importanza di marketing e condivisione”, hanno spiegato Moroni e Gabriele, fondatori della società Ono 3D, nata dalla semplice idea di rendere la stampa 3D accessibile a chiunque.
Peccato, solo, che questa società abbia il proprio quartier generale a San Francisco, in California, e non in Italia…