Dal cinema al compostaggio
I film tridimensionali come i recenti "Avatar" e "Alice nel paese delle meraviglie" sono oggi un mercato in forte espansione che traina la produzione e il consumo degli occhialini utilizzati per poterli vedere e apprezzarne gli effetti speciali frutto di avanzatissime tecnologie. Ma nei giorni scorsi un'ordinanza del Ministero della Salute ha vietato in assoluto l'uso di tali occhialini ai minori di 6 anni e imposto quelli usa e getta, bandendo gli occhialini riutilizzabili dopo la sterilizzazione. La decisione è motivata dal timore che gli occhialini possano veicolare infezioni tra chi li indossa, ma imporrà ben presto il problema di smaltire grandi quantità di quelli monouso.
Una soluzione potrebbe venire dalla società statunitense Oculus3D che ha sviluppato una versione di occhialini tridimensionali la cui montatura è realizzata in plastica biodegradabile e compostabile a base di PLA fornita da Cereplast. Gli attuali occhialini da cinema sono realizzati con plastica tradizionale e dunque non biodegradabile. Secondo le stime, le emissioni di anidride carbonica per produrre gli oltre 10 milioni di occhialini in plastica distribuiti nei cinema di tutto il mondo a ogni uscita di film tridimensionale sarebbero equivalenti a quelle generate dalla combustione di 50.000 galloni di benzina o 917 barili di petrolio. Gli occhiali biodegradabili conferiti nei siti di compostaggio, invece, si degraderebbero in circa 180 giorni, senza rilasciare nel terreno alcun residuo chimico o tossico.