EuPC, PlasticsEurope e PRE contro la tassa italiana sulla plastica

Durante un incontro tenutosi al K 2019 Düsseldorf, i tre presidenti delle associazioni europee dell'industria delle materie plastiche, Renato Zelcher, European Plastics Converters, Javier Constante, PlasticsEurope, e Ton Emans, Plastic Recyclers Europe, hanno espresso la loro contrarietà alla tassa italiana di un euro per ogni kg di imballaggi in plastica prevista dalla Legge di Bilancio 2020.

 

La “plastic tax” avrà probabilmente un impatto negativo sul mercato locale in termini di perdita di posti di lavoro e di maggiorazione della spesa per i consumatori. L’Italia è il secondo maggior produttori di manufatti in plastica dopo la Germania e, secondo Filctem

(Federazione italiana lavoratori chimica tessile energia manifatture), la tassa potrebbe mettere in pericolo circa 50 mila lavoratori e 2000 PMI dell’industria delle materie plastiche, con un effetto domino sull’intera economia italiana. Federconsumatori ha stimato che tale tassa si tradurrebbe in un aumento della spesa di circa 138 euro per le famiglie italiane.

 

Renato Zelcher, amministratore delegato di Crocco, azienda italiana produttrice di imballaggi flessibili, ritiene che questa misura minerà la sopravvivenza di un settore di eccellenza, penalizzerà i prodotti e non i comportamenti e, di fatto, rallenterà tutti gli sforzi compiuti in termini di circolarità.

 

Materiali plastici e prodotti in plastica sono fondamentali per evitare sprechi alimentari, ridurre i costi di trasporto, risparmiare energia e ridurre le emissioni di anidride carbonica. I materiali alternativi, molto spesso, hanno un impatto ambientale maggiore in quanto più pesanti e ingombranti rispetto alla plastica.

 

Secondo le tre associazioni, l'obiettivo ambizioso, ma raggiungibile, di immettere sul mercato dell’Unione Europea 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata entro il 2025 per realizzare nuovi prodotti, promosso con il patrocinio della Commissione Europea, richiederà molti investimenti nella filiera della plastica e non è con divieti o tasse che si favorisce il suo raggiungimento. Al contrario, la tassa peserà molto sul settore, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in un momento in cui si è già impegnati ad affrontare una crisi economica in Europa. L’industria delle materie plastiche sta facendo la sua parte e i tre presidenti hanno quindi ribadito la loro intenzione di lavorare per raggiungere l'ambizioso obiettivo entro il 2025.