Origo-Bi, nel 2018 da 50 a 100 mila tonnellate all’anno
Conclusa nel 2016 l’acquisizione del 100% di Mater-Biopolymer dal gruppo Mossi&Ghisolfi, Novamont ha dato avvio alla seconda fase del progetto di riconversione dello stabilimento Mater-Biopolymer di Patrica (Frosinone). Questa prevede il raddoppio della capacità produttiva della famiglia di biopoliesteri Origo-Bi, utilizzati per migliorare le caratteristiche tecniche, economiche e ambientali delle bioplastiche biodegradabili e compostabili Mater-Bi, e lo sviluppo di nuovi prodotti chimici e processi produttivi, dando così un ulteriore impulso all’integrazione a monte della sua filiera produttiva.
Fino al 2009 lo stabilimento Mater-Biopolymer di Patrica era di proprietà di M&G e disponeva di due linee per la produzione di PET, di cui una era stata fermata. Grazie a una collaborazione iniziata in quell’anno, Novamont ha potuto iniziare a lavorare alla trasformazione di tale linea, integrando, a fasi successive, la propria tecnologia fino ad arrivare, nel 2011, ad avviare il primo impianto continuo per la produzione di Origo-Bi, ossia poliesteri biodegradabili ottenuti da monomeri a partire da oli vegetali.
Entro il primo trimestre del 2018, con il completamento del progetto di riconversione della seconda linea di produzione, che sfrutta appieno gli avanzamenti tecnologici resi possibili dall’esperienza maturata con la prima, Novamont raddoppierà la capacità produttiva della gamma Origo-Bi, che verrà portata da 50 a 100 mila tonnellate all’anno e sarà caratterizzata da un alto contenuto di rinnovabilità.
“Il raddoppio della capacità produttiva di Patrica è un ulteriore tassello nella costruzione di una filiera italiana delle bioplastiche e dei prodotti chimici di origine biologica che integra ricerca, agricoltura e industria per sviluppare prodotti in grado di dare soluzioni ai grandi problemi ambientali”, ha commentato Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont.
Il modello di bioeconomia circolare di Novamont è tra i più consistenti in Europa in termini di investimenti e di nuove tecnologie portate a livello industriale, con 500 milioni di euro investiti direttamente o in joint venture in impianti, 200 milioni di euro in ricerca e sviluppo, 600 addetti diretti e 2000 indiretti, 1000 addetti per la costruzione di 4 nuovi impianti, 6 siti in crisi reindustrializzati in altrettante aree, sviluppi e ricadute per l’agricoltura.