Separare plastica, alluminio e caffè esausto nelle capsule usate

La moka non è più l’unica regina del caffè. È ormai un dato di fatto che il primato della moka sia sempre più conteso dal consumo di capsule e cialde per caffè sia in casa che in ufficio, con oltre 75 miliardi di capsule vendute ogni anno nel mondo, di cui circa un miliardo e mezzo solo in Italia. I mesi di lockdown hanno impresso un’ulteriore accelerazione a questa tendenza, con clienti e consumatori che si sono dimostrati più propensi a prendersi il caffè in casa ricorrendo alle capsule e alle cialde.

Dietro questi numeri incoraggianti per i produttori del settore, ce ne sono altri che coinvolgono direttamente l’ambiente. In Italia su circa un miliardo e mezzo di capsule vendute ogni anno, l’equivalente di oltre 12 mila tonnellate finisce nelle discariche o negli inceneritori. Le capsule realizzate in plastica e in alluminio possono richiedere fino a 500 anni per essere smaltite. I volumi di vendita delle capsule di caffè, pertanto, crescono vertiginosamente quanto la necessità del loro smaltimento.

Questa sfida è stata raccolta con inventiva tipicamente made in Italy, da Whitestar, una società di ricerca e sviluppo che ha brevettato una gamma di macchine per separare gli involucri in plastica o alluminio delle capsule usate dal caffè esausto residuo e prepararle al riutilizzo. La separazione avviene mediante un meccanismo brevettato, efficiente e pulito a basso consumo. Le macchine sono state progettate per lavorare su quantitativi sia elevati tipici dei centri di raccolta o delle aziende del settore vending e HoReCa, sia ridotti, direttamente all’interno dei rivenditori e dei negozi specializzati nella vendita di capsule. In questo modo diventa possibile smaltire un rifiuto composto da diverse tipologie di materiali che, altrimenti, finirebbe nella raccolta indifferenziata.

“Come tutti sappiamo la raccolta differenziata è la base del riciclo, con una media italiana del 51%. Oggi le sfide più grandi sono quelle di trovare soluzioni per cercare di ridurre al massimo il restante 49% dell’indifferenziato. Siamo giunti a un punto dove la semplice separazione manuale, almeno per alcuni prodotti di largo consumo, non è più sufficiente. Quindi ci dobbiamo dotare di “strumenti”, come le nostre macchine separa-capsule, che agevolino questa pratica al fine di raggiungere l’obiettivo prestabilito. Le nostre soluzioni potranno dare nuova vita alle capsule monouso tramite una gestione a livello locale, cioè lì dove vengono consumate, senza costi aggiuntivi. Sicuramente siamo arrivati a un punto dove il produttore, il rivenditore, il consumatore e l’ente preposto alla gestione dei rifiuti devono darsi “una mano” e collaborare per il bene comune”, ha dichiarato Stefano Ceccarelli, amministratore e cofondatore di Whitestar.

Tra le prime multinazionali a credere in questa soluzione made in Italy è Nespresso che con la macchina separatrice LaTwist per coffee shop ha inaugurato poche settimane fa il nuovo flagship store boutique Nespresso di Vienna. “Siamo orgogliosi di confermare la nostra partnership di successo con Nespresso, così come già avvenuto con altre primarie multinazionali del settore. Per noi le macchine separa-capsule della famiglia de LaTwist - a cui si affiancano Twister per gli impianti industriali di smaltimento, Twisty per gli uffici e TwistMe per l’uso domestico - sono la soluzione efficace a un problema ancora sottovalutato e che riguarda il nostro futuro ambientale. Grazie alle nostre macchine separa-capsule, una capsula usata diventa materiale prezioso avviato al riciclo. Dal caffè esausto, ottimo concime o combustibile, all’alluminio e alla plastica con tutti i loro molteplici impieghi”, ha affermato Paolo Costantini, socio cofondatore e direttore di Whitestar.