Nel 2018 industria delle bioplastiche in crescita costante

Il 5 giugno a Roma Assobioplastiche - l’associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili - ha presentato il suo quinto rapporto annuale. L’industria delle bioplastiche compostabili è un sistema economico complesso, strettamente interconnessa con la raccolta del rifiuto organico e con il compostaggio industriale, che rappresenta il naturale fine vita dei prodotti compostabili, e con l’agricoltura, sia per l’utilizzo di fonti rinnovabili e biomasse per la produzione di prodotti chimici di base e intermedi, sia come settore di impiego del compost prodotto dagli impianti e mercato per i bioteli per la pacciamatura agricola. Complessivamente, secondo le stime dell’Osservatorio di Assobioplastiche, un sistema che varrebbe già oltre un miliardo di euro con il semplice rispetto delle leggi esistenti.

 

Nel 2018, in Italia, in base ai risultati dello studio effettuato da Plastic Consult, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili è rappresentata da 252 aziende - suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (5), produttori e distributori di granuli (20), operatori di prima trasformazione (162), operatori di seconda trasformazione (65), con 2550 addetti dedicati per 88500 tonnellate di manufatti compostabili prodotti in Italia, con un fatturato complessivo di 685 milioni di euro.

 

Immagine rimossa.

La crescita del numero di imprese presenti nel settore è risultata costante negli ultimi anni, passando dai 143 operatori del 2012 ai 252 del 2018. Considerando i potenziali nuovi entranti - lo studio di Plastic Consult individua una cinquantina di imprese di prima trasformazione che ha effettuato test e prove sull’impiego di polimeri compostabili nel corso del 2018 - è ragionevole prevedere un progressivo incremento del numero di imprese attive nel settore anche nei prossimi anni.


Anche il fatturato sviluppato dalla filiera industriale è notevolmente cresciuto nel corso degli ultimi anni, passando dai poco meno di 370 milioni di euro del 2012 ai 685 milioni di euro nel 2018, con una crescita media annua di circa l’11%. Un forte incremento è stato registrato proprio nel corso dell’ultimo anno, in particolare nella parte alta della filiera, quella relativa ai produttori di chimica e intermedi di base. Nel complesso il comparto ha aumentato il proprio valore di oltre l’85% rispetto ai primi anni di attività, nonostante la progressiva decrescita dei prezzi di vendita.

 

Per quanto riguarda gli addetti dedicati, ossia le persone che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle plastiche compostabili, secondo lo Studio Plastic Consult sono pressoché raddoppiati negli ultimi anni, passando dalle 1280 unità del 2012 alle 2550 unità nel 2018.

 

Immagine rimossa.

Negli ultimi anni, i volumi complessivi dei manufatti prodotti dall’industria sono risultati in costante crescita arrivando nel 2018 a raggiungere le 88500 tonnellate, segnando un +21% rispetto all’anno precedente. Nel complesso, lo studio di Plastic Consult calcola un tasso di crescita media annua nell’arco di temporale 2011-2018 prossimo al 10%. Se, infatti, il 2011 è stato il primo anno di sviluppo del comparto, con l’entrata in vigore dell’obbligo di adottare sacchetti biodegradabili in sostituzione di quelli in polietilene, i tre anni successivi hanno avuto un andamento sostanzialmente stabile (principalmente a causa del mancato rispetto della legge e del fenomeno dei cosiddetti “falsi biodegradabili”, ossia sacchetti in PE additivati) e solo nel 2015 i volumi sono ritornati in forte crescita (oltre 12 mila tonnellate in più). Il volano legislativo ha avuto impatto anche sui mercati internazionali, con la Francia che ha reso obbligatorio nel corso del 2017 l’utilizzo di sacchetti ultraleggeri compostabili. L’industria nazionale ha beneficiato di questa opportunità avviando già a fine 2016 le prime produzioni di queste tipologie di sacchetti destinati all’esportazione. Nel corso del 2018, il maggiore impulso ai volumi è provenuto proprio dal nuovo segmento dei sacchetti ultraleggeri per confezionamento merci sfuse, che ha superato ampiamente le 15 mila tonnellate diventando la seconda principale applicazione dopo gli shopper.

 

Immagine rimossa.

Relativamente ai settori applicativi, in base allo studio, nel 2018, delle 88500 tonnellate di polimeri lavorati, il 61% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 19% ai sacchi ultraleggeri e il restante 20% suddiviso tra i sacchi per la raccolta della frazione organica, manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona:

• gli shopper per asporto merci hanno superato le 54 mila tonnellate (+8,4% sul 2017) nonostante la persistente diffusione di sacchetti fuori norma;

• i sacchetti ultraleggeri per il primo imballo alimentare hanno visto più che raddoppiare i volumi, passando da meno di 8 mila a tonnellate del 2017 a 16500;

• il film per agricoltura è arrivato a poco meno di 2 mila tonnellate, con un incremento superiore al 10% rispetto all’anno precedente;

• da segnalare il fortissimo recupero degli articoli monouso, in aumento di poco meno del +90%. L’urgenza della questione del cambiamento climatico, una rinnovata attenzione al tema della sostenibilità ambientale da parte delle amministrazioni comunali e i comportamenti sempre più virtuosi dei cittadini hanno spinto la domanda di stoviglie monouso in bioplastica compostabile riciclabili con la raccolta del rifiuto organico, sia per l’organizzazione di eventi a grande affluenza di pubblico che per le sagre paesane o i pic-nic nelle aree protette e naturalistiche;

• anche le capsule del caffè hanno registrato un trend di crescita, anche in questo caso in ragione della maggiore sostenibilità ambientale del prodotto che a fine vita può essere inviato a compostaggio.

 

Per quanto riguarda gli shopper per asporto merci vanno segnalati due aspetti:

• anche nel 2018 permane il grave fenomeno dell’illegalità, con quasi 35 mila tonnellate di sacchetti non a norma, ossia 4 su 10 sacchetti in circolazione; nella maggior parte dei casi si tratta di borse in polietilene ma non è da sottovalutare il fenomeno di quelle solo apparentemente compostabili, che riportano marchi falsi; una quota parte molto consistente di questi sacchetti proviene dall’estero, ma continuano ad avere un ruolo significativo anche operatori italiani che agiscono nell’illegalità; nel corso del 2018, secondo l’Osservatorio di Assobioplastiche, grazie alle azioni di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia Locale sono state sequestrate oltre 200 tonnellate di borse di plastica illegali;

• gli effetti benefici della legge nazionale che prevede la riduzione del consumo di borse in plastica; lo studio, infatti, rivela che il mercato italiano degli shopper è passato dalle 118 mila tonnellate di sacchetti in circolazione nel 2013 alle 88 mila tonnellate del 2018. Un calo vistoso che riflette anche i mutati comportamenti degli acquirenti, sempre più spesso dotati di borse riutilizzabili.

 

Secondo lo studio, nel 2018 la produzione di altre tipologie di film rappresenta il 23% del totale produzione film flessibile da polimeri compostabili. Tra le voci in crescita, sia l’imballaggio alimentare, dopo alcuni anni di andamento altalenante, sia il film compostabile per pacciamatura, sempre più diffuso anche su mercati internazionali. Assobioplastiche ritiene che l’accordo di collaborazione recentemente siglato con Federbio per l’impiego dei bioteli nell’agricoltura biologica potrà rappresentare un ulteriore volano di crescita per questa tipologia applicativa.

 

Immagine rimossa.

“Il rapporto presentato oggi riconferma le straordinarie potenzialità dell’industria dei materiali plastici biodegradabili e compostabili, nata per rispondere ai grandi problemi ambientali coniugando innovazione a produzione responsabile, riciclo a rigenerazione, con il rifiuto che torna ad essere materia prima. Oggi l’incognita maggiore per il futuro di un’industria che genera valore e sviluppa occupazione è determinata dalla direttiva SUP (Single Use Plastics) emanata dalla UE. Gli Stati membri hanno tutti gli strumenti per recepire le norme della direttiva SUP tenendo conto dei singoli contesti nazionali e dei relativi sistemi di gestione dei rifiuti, differenziando le misure di riduzione in base al diverso impatto ambientale dei singoli prodotti, come espressamente previsto dalla direttiva. Ci auguriamo che l’Italia prosegua sulla strada già intrapresa in modo lungimirante diversi anni fa volta incentivando l’uso sia di prodotti riutilizzabili che di monouso compostabili”, ha dichiarato Marco Versari (al centro nella foto a destra), presidente di Assobioplastiche.