Amut Vs etichette termoretraibili
Si è tenuta il 20 giugno, nello stabilimento di Amut a Marano Ticino (Novara), la presentazione, con messa in funzione, di un nuovo sistema di rimozione a secco delle etichette termoretraibili presenti sulle bottiglie di PET post consumo, unitamente a un apparato per la separazione delle stesse, che giungono negli stabilimenti di riciclo pressate in balle, provenienti dai centri di raccolta e selezione.
La nuova tecnologia di pulitura sviluppata dall'azienda, attiva nel settore degli impianti di riciclo delle materie plastiche da più di sessant'anni, risponde a un'esigenza avanzata dalle aziende riciclatrici dopo la grande diffusione di tale tipo di etichettatura e la conseguente difficoltà di separazione dall'imballo dovuta all'utilizzo di materiali come PVC, PETG, OPS, nonché alle modalità di etichettatura, spesso totalmente coprenti per rendere più attrattivo il prodotto. Le scelte delle case produttrici di imballaggi sono evidentemente dettate da strategie commerciali e di marketing e spesso non tengono in considerazione il ciclo di vita del packaging, che non termina dopo il suo utilizzo.
Nel mercato globalizzato attuale, il livello di contaminazione generato dalle etichette rispetto alle bottiglie raggiunge percentuali molto elevate, soprattutto quando il materiale post consumo è di provenienza orientale. Il nuovo sistema di separazione meccanica riesce a eliminare fino al 90% delle etichette presenti, facendo così risparmiare sui costi dovuti all'elevato numero di bottiglie scartate, che vanno da circa 200 mila euro/anno per gli impianti che trattano 1000 kg/ora di materiale a più di 800 mila euro/anno per produzioni di 4000 kg/ora. Il primo mercato che si è aggiudicato la nuova tecnologia è, per ora, quello statunitense.