Dove va la refrigerazione
Il mercato europeo della refrigerazione registrerebbe segnali di leggera crescita, anche perché, secondo Corrado Vezzoli, global sales export manager di Industrial Frigo, non si sarebbe mai fermato del tutto. Infatti, i trasformatori avrebbero ridotto gli investimenti nel rinnovo delle proprie macchine di processo - estrusori, presse a iniezione ecc. - a fronte di un rallentamento del mercato, mentre avrebbero continuato di fatto a investire nell’accessoristica in genere (trasportatori, essiccatori ecc.) e non solo nel campo delle refrigerazione. Da un punto di vista tecnico, tra le motivazioni principali di tale andamento vi è sicuramente la necessità di ridurre i consumi energetici, ma anche quella di sostituire i gas tradizionalmente utilizzati dalle attrezzature per la refrigerazione. L’uso di gas ecologici infatti sta aumentando, ma alcuni di questi sarebbero già destinati a sparire. Al riguardo esistono normative europee ben precise sull’utilizzo di gas come l’R407, l’R410 o l’R134, che ne fissano la totale cancellazione dal mercato tra il 2018 e il 2022, in base a criteri di pericolosità e di tossicità. L’alternativa è rappresentata da gas refrigeranti a base di anidride carbonica, ammoniaca o propano. Industrial Frigo ha già avviato lo sviluppo di nuove macchine che utilizzano gas senza ozono, come il propano, che, nonostante sia un gas esplosivo, non è assolutamente contaminante; lo stesso discorso vale per l’ammoniaca. In Svizzera, per esempio, i gas ecologici sono già stati messi al bando e per esportare i propri prodotti in quel paese, che, ovviamente, risponde a una sua normativa interna e non a quella della UE, bisogna considerare che i gas R407 e R410 non possono più essere utilizzati in alcuni Cantoni. Il propano, come accennato, è un gas infiammabile e potenzialmente esplosivo. Quindi utilizzato al chiuso può presentare vari problemi, mentre una volta immesso nell’atmosfera si disperde molto velocemente. Le macchine frigorifere, d’altronde, vengono utilizzate raramente all’interno degli stabilimenti. In genere sono quelle più piccole, che contengono quantità di gas estremamente basse, a essere impiegate al chiuso. Quelle più grandi, invece, sono solitamente installate all’esterno, per sfruttare il maggiore spazio a disposizione, le temperature ambiente e una più facile gestione. Tornando all’andamento del mercato legato ai settori della trasformazione delle materie plastiche, “in questi anni, l’unico che ha continuato a dare segni di crescita è quello dell’estrusione di film”, afferma Vezzoli. “D’altro canto, lo stampaggio a iniezione ha subito una battuta d’arresto anche nell’Europa dell’Est, oltre che in quella dell’Ovest, e in Italia si registrano addirittura alcuni passi indietro. Si consideri che nell’ultimo anno, nel nostro Paese, sono state vendute 300-400 presse a iniezione, contro le 3000 circa degli “anni buoni”. Questo vale anche per la Francia, per la Germania, secondo una tendenza generalizzata non solo nel Vecchio Continente ma nel mondo intero, se si escludono i paesi in via di sviluppo e la Cina”. I mercati più importanti per la refrigerazione, secondo il manager, sono proprio quelli dei paesi in via di sviluppo. “Il Brasile, per esempio, ha avuto ottime annate, sebbene adesso sembri in fase di rallentamento, come confermano diversi operatori, anche a causa dell’indebolimento della valuta locale, che porta a comprare meno dall’estero. Questo peraltro è un problema di diverse economie. In altri paesi, poi (come la Turchia), la tassazione è aumentata, poiché non vengono più classificati come emergenti”. “In Italia, tutto sommato”, conclude Corrado Vezzoli, “si è continuato a lavorare, sebbene più per la sostituzione di impianti già esistenti che per l’installazione di nuovi. Il mercato non si è fermato, ma le aziende devono comunque innovare e stare al passo con i tempi, non solo per quanto riguarda la refrigerazione”.