L’Industria 4.0 è prima di tutto un cambiamento culturale
Si è tenuto il 23 marzo presso la Smart Arena del Samsung District, il secondo evento organizzato da API (Associazione Piccole e Medie Industrie) sull’Industria 4.0 dal titolo “API: innovazione per l’industria 4.0”. Il cambiamento culturale è il tema conduttore emerso dai diversi interventi inteso come investire in innovazione, a favore di una maggiore efficienza operativa, e in tecnologia, per poter accedere a un flusso continuo di informazioni, la cui sfida è immaginarne sin d’ora le modalità di fruizione per generare nuovi servizi ad alto valore aggiunto che si affianchino o sostituiscano, in alcuni casi, quelli esistenti per poter essere sempre più competitivi sul mercato.
Numerosi gli interventi dei relatori durante questo secondo incontro, moderato da Giuseppe Stigliano, docente di retail & brand communication dell’Università Iulm di Milano, in cui sono intervenuti Luca Del Gobbo, assessore all’università, ricerca e open innovation di Regione Lombardia, Antonio Bosio, product & solutions director Samsung Electronics Italia, Giovanni Anselmi, delegato API al tema Industria 4.0, Paolo Galassi, presidente API, e Stefano Valvason, direttore generale API. Spiccano, per dare una visione “pratica” di una Industria 4.0, gli interventi di Italo Moriggi, fondatore di Skorpion Engineering, e Marco Ungari, amministratore Ungari Group, che hanno presentato in dettaglio l’evoluzione, in ottica 4.0, delle rispettive aziende.
Implementazione degli strumenti
L’assessore Luca del Gobbo ha dichiarato che Regione
Lombardia ha in previsione l’implementazione di strumenti come gli accordi per
la ricerca e l’innovazione, con i quali è già stato previsto uno stanziamento
di 40 milioni di euro a fondo perduto a sostegno del 50% dei costi di 51
progetti, in selezione, che coinvolgono 110 organi di ricerca e 201 imprese, di
cui 137 medie imprese lombarde. Un ulteriore finanziamento di 15 milioni di
euro è stato messo a disposizione dei fondi macro-regionale di venture capital
e private equity, strumento a sostegno di medie imprese e startup che fanno dell’innovazione
il loro punto cardine. “Il tema dell'innovazione in quella che viene definita
la quarta rivoluzione industriale è certamente di grandissima attualità.
Regione Lombardia ha deciso di essere in campo, con coraggio e determinazione,
investendo sulla libertà, sulla creatività e sull'entusiasmo delle imprese e
dei ricercatori. In questo contesto, la nuova legge regionale "Lombardia è
Ricerca e Innovazione" è strutturata proprio per dare una spinta ancora
più decisa a un ricco ecosistema, completando un percorso di sostegno al
tessuto economico lombardo iniziato proprio nel 2014 e che caratterizza
l'attuale legislatura”, ha dichiarato del Gobbo, evidenziando inoltre la
funzione trainante che la Regione svolge nei confronti dell’intero paese.
Riduzione
dei costi per le PMI
Nonostante la rivoluzione 4.0 comporti investimenti
significativi, per Antonio Bosio è importante considerare quanto i costi per le
PMI possano essere drasticamente ridotti grazie all’utilizzo, in ambito
industriale, della più accessibile tecnologia consumer firmata anche da
Samsung. “L’adozione del digitale in ambito business, specialmente per le PMI
che rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana, non è più
rimandabile per continuare a essere competitivi sul mercato domestico e
internazionale. È dovere dei vendor e di tutta l’industria fare educazione per
far comprendere le potenzialità e le opportunità offerte dal digitale, a
cominciare dal ritorno sugli investimenti che rappresenta uno dei maggiori
ostacoli nell’adozione della tecnologia”, ha dichiarato Bosio.
Indagine
API
I dati emersi dall’indagine elaborata da API sono stati
introdotti da Giovanni Anselmi. In base a tale indagine il 42% degli imprenditori
ritiene che sia una rivoluzione che interesserà tutte le aree dell’azienda e il
24% dichiara che il maggior limite risiede negli investimenti. Tre i mercati
che avranno maggiore espansione: il settore della salute, in cima alla
classifica con il 31% dei voti, quello dell'auto con un 25% e, infine, quello
della casa intelligente con un 24%. Questi risultati evidenziano che sono
ancora molte le incertezze e gli ostacoli nel “fare” Industria 4.0 per le PMI
che nel 29% dei casi non ha chiaro come intervenire. In tal senso, Anselmi
sottolinea la vicinanza e il sostegno che l’associazione offre alle aziende
associate tramite il progetto sulla manifattura 4.0. Si tratta non solo di
incontri informativi, ma di accompagnare le imprese nel cambiamento culturale e
nella loro evoluzione attraverso percorsi personalizzati di innovazione dei
processi industriali e aziendali.
Cambiamento di
mentalità
Secondo Paolo Galassi vi è una forte necessità di un
cambiamento di mentalità all’interno delle PMI stesse, affinché l’adozione
della tecnologia 4.0 venga riconosciuta come un necessario investimento, ma
soprattutto gli imprenditori diventino consapevoli di quanto la tecnologia
assicuri notevoli vantaggi anche nel breve periodo. “Noi, come API, vogliamo
essere vicini alle PMI perché possano capire che ci troviamo di fronte alla
necessità di un cambiamento culturale”, ha dichiarato al riguardo. Gallassi ha
altresì sottolineato che l’introduzione dell’Industria 4.0 nelle PMI deve
essere innanzitutto sostenuta e tutelata anche dalle istituzioni che non
possono assolutamente dimenticare che costituiscono oltre l’80% delle aziende
italiane e ne rappresentano quindi il suo tessuto più virtuoso e importante.
Cogliere
le opportunità
“Ritengo fondamentale che in un Paese come l’Italia ci si
confronti sistematicamente sulle evoluzioni che le innovazioni tecnologiche e
digitali possono abilitare. Il comparto imprenditoriale nazionale deve
necessariamente cogliere le opportunità insite in questa evoluzione, pena il
rimanere tagliato fuori dal contesto competitivo che si andrà delineando già
nei prossimi 3-5 anni. Il futuro prossimo di tutte le aziende imporrà di prendere
posizione rispetto a temi come l’Internet delle cose, la robotica, le
interazioni tra intelligenze artificiali, la comunicazione tra macchine e le
modalità in cui tecnologie come la realtà aumentata posso amplificare le
percezioni sensoriali degli esseri umani. Il rischio in questi casi è di
rincorrere l’ultima innovazione tecnologica, cercando nella tecnologia le
risposte. Ma per ogni innovazione che si decide di implementare bisogna
considerare che - oltre a essere tecnicamente fattibile ed economicamente
sostenibile - deve essere rilevante per le persone, risolvere loro un problema,
semplificare un processo. Infine bisogna tenere conto delle ripercussioni che
quell’evoluzione avrà sulla struttura organizzativa, sui processi aziendali,
sui valori condivisi dalla forza lavoro e sull’identità dell’azienda”, ha
commentato Giuseppe Stigliano.
Due casi di eccellenza
Nella lungimirante introduzione della tecnologia 4.0, spiccano due casi di eccellenza presentati da Italo Moriggi e Marco Ungari. “l’Industria 4.0 tocca tanti aspetti della vita dell’azienda, ma soprattutto richiede un cambiamento di mentalità: bisogna pensare e ragionare in modo diverso. Abbiamo introdotto in azienda macchinari all’avanguardia per la produzione additiva che permettono la creazione di diversi prodotti di ambito automobilistico, industriale, medicale e della moda, con una ricaduta positiva in termini di quote di mercato rispetto agli altri competitor”, ha fatto sapere Moriggi. “L’utilizzo creativo della tecnologia di consumo, come i dispositivi “indossabili”, le lavagne interattive e gli smartphone è stato un passaggio fondamentale nel miglioramento della gestione dell’azienda stessa. Questa implementazione ha portato una forte ottimizzazione dei processi aziendali, un miglioramento nelle performance in generale e alla fine una più elevata soddisfazione dei clienti”, ha aggiunto Ungari.
Assistenza multidisciplinare
Infine, Stefano Valvason ha concluso l’incontro condividendo il concreto impegno dell’associazione nell’assistenza multidisciplinare alle sue associate, per le quali API mette a disposizione corsi di formazione e progetti di accompagnamento personalizzati che vedono però necessaria la partecipazione attiva da parte delle imprese stesse. “Basta riflettere sugli intervalli di tempo tra le varie rivoluzioni industriali. 160 tra la prima e la seconda, 100 tra la seconda e la terza, 40 tra la terza e la quarta. Probabilmente la prossima sarà tra 15 anni, se non prima. Questo significa che non ci sono più tempi lunghi per “metabolizzare” le rivoluzioni e le PMI non reattive si troveranno a non essere più competitive. Per evitare questo, le imprese devono organizzarsi per fare in modo che la ricerca di innovazioni sia un processo continuo e costante, sia dall’interno, che attraverso le opportunità e le idee che arrivano dall’ambiente esterno. API sarà al loro fianco e le sosterrà in questo cambio di paradigma che viene definito “open innovation”, ha concluso Valvason.