Unionplast chiede al nuovo Governo la cancellazione della Plastic Tax
Alla vigilia degli aggiornamenti del Documento Economico Finanziario (DEF) e della stesura della Legge di Bilancio per il 2023, Unionplast, associazione che rappresenta i trasformatori di materie plastiche all’interno di Federazione Gomma Plastica, rinnova la sua richiesta di cancellazione della Plastic Tax al nuovo Governo per liberare il potenziale dell’economia circolare, che da un lato si affranca dalla dipendenza estera delle fonti fossili e dall’altra crea posti di lavoro in Italia.
“La Plastic Tax, tassa nata quattro anni fa con l’obiettivo di contrastare in modo meramente sanzionatorio gli effetti negativi della mancata chiusura del ciclo dei rifiuti plastici da imballaggio, si è dimostrata a tutti gli effetti inefficace e di formulazione complessa al punto da renderne difficile la sua applicazione”, ha commentato Marco Bergaglio (nella foto), presidente di Unionplast. “Oltre a non essere mai stata accompagnata da una valutazione di impatto che ne provi in modo scientifico l’utilità ambientale, la tassa è anacronistica anche sotto il profilo economico: dai 650 milioni di maggiori entrate inizialmente ipotizzate, si è arrivati a 32,9 milioni in seguito ai radicali cambiamenti subiti dal mercato negli ultimi anni. Ancora più anacronistica appare alla luce delle previsioni legislative che riguardano l’etichettatura ambientale degli imballaggi e l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale destinato agli imballaggi per bevande, con percentuali di raccolta stimate per alcune tipologie circa al 90%. La tassa grava anche su imballaggi monouso per alimenti e cosmetici, per i quali già altre norme vietano l’uso di materiali riciclati post-consumo per evidenti ragioni di sicurezza sanitaria”.
Altre normative come la SUP (Single Use Plastic del 2021), che hanno obiettivi di uso di materiali riciclati in alcuni imballaggi e che propongono un approccio “positivo” e non più sanzionatorio, hanno invece stimolato comportamenti virtuosi, sia dei consumatori che delle imprese, le quali hanno volontariamente anticipato le scadenze di legge introducendo da subito percentuali di riciclato nei manufatti. In questo modo hanno favorito l’aumento del valore dei riciclati, spesso anche sopra al valore dei polimeri vergini.
Dal 2019 a oggi, l’Italia ha fatto enormi passi in avanti nell’ambito dell’economia circolare, ottenendo risultati che la pongono in testa alle classifiche mondiali in termini di raccolta, selezione e riuso degli imballaggi anche in plastica, in linea con gli obiettivi fissati dalla UE. Unionplast, dunque, auspica e chiede nuovamente che si possano evitare modalità “sottrattive” di politica ambientale come la Plastic Tax, le quali si accompagnano sempre a perdite di posti di lavoro e che infliggono ulteriori rischi sanzionatori per gli operatori, mettendo a rischio l’accesso al credito di un intero settore, che solo per la prima trasformazione coinvolge circa 5.000 imprese con oltre 100.000 addetti e un fatturato complessivo di circa 19 miliardi di euro. Favorire gli investimenti nel PNRR per realizzare un potenziamento delle infrastrutture dedicate alla valorizzazione del ciclo dei rifiuti è la direzione da percorrere per incentivare una maggiore raccolta differenziata e continuare a perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile.