Andamento e prospettive del mercato italiano del PVC vergine e riciclato
In occasione del recente quarto appuntamento di PVC Academy organizzata da PVC Forum Italia, sono stati presentati i risultati dell’annuale indagine di mercato, effettuata da Plastic Consult, che propone il consuntivo 2023 del comparto del PVC e illustra le prospettive per l’anno in corso e nel medio termine. In termini generali, per il 2024 è previsto un contesto macroeconomico in miglioramento, con PIL in crescita, inflazione in calo, stabilizzazione o leggera ripresa dei consumi e rientro dei costi energetici. Ma occorre comunque tener conto del fatto che la produzione industriale è ancora in rosso, soprattutto in Germania, storico partner commerciale dell’Italia.
Per quanto riguarda il 2023, in Italia lo scorso anno sono state consumate 535.500 tonnellate di PVC vergine. Dopo l’ottima crescita del 2021, grazie soprattutto al traino dell’edilizia, i consumi sono scesi nel biennio successivo, registrando lo scorso anno un -8,5% in linea con l’andamento dei materiali termoplastici vergini in generale. Contrazione anche dei flussi di export, a eccezione dei tubi per applicazioni in pressione rimasti stabili. La persistente elevata inflazione, anche a livello europeo, ha inoltre avuto un impatto negativo sul settore delle costruzioni, incidendo sia sul PVC vergine che sulle quote di riciclato. La ripartizione per tipologia di polimero vergine conferma anche nel 2023 un quasi totale bilanciamento tra PVC rigido (268.000 tonnellate) e plastificato (267.500 tonnellate). Per quanto riguarda le materie prime in entrata, la quota della resina è rimasta stabile. L’edilizia, nonostante le suddette difficoltà, conferma il suo storico primato tra i settori applicativi, seguita dall’imballaggio. In crescita di quasi il 10% il PVC per il settore dei trasporti, mentre tengono anche agricoltura e abbigliamento/calzature.
Per ciò che concerne il PVC riciclato, nell’ambito dell’impegno per lo sviluppo sostenibile VinylPlus, nel 2023 sono state riciclate 737.645 tonnellate di rifiuti in PVC che rappresentano circa il 24,3% del totale dei rifiuti di PVC generati nell’UE più Norvegia, Svizzera e Regno Unito. Dal 2000 sono state riciclate 8,8 milioni di tonnellate di PVC e risparmiate 17,6 milioni di tonnellate di CO2. Il PVC riciclato (PVCr) trova i suoi principali sbocchi di riutilizzo nei serramenti, nei pavimenti e negli articoli per la gestione del traffico.
A livello europeo, VinylPlus ha sempre concentrato il suo impegno verso un'economia circolare per il PVC, che è un materiale versatile, altamente riciclabile e intrinsecamente a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, il rimarchevole tasso di crescita annuale del riciclo negli ultimi due decenni ha registrato lo scorso anno una tendenza diversa. A prescindere dagli sforzi dell'industria, i volumi di PVC riciclato sono diminuiti a causa di diversi fattori: i persistenti prezzi competitivi del materiale vergine, comprese le importazioni a basso prezzo, il calo in edilizia e le incertezze dovute alla regolamentazione europea che impatta sul riciclo del PVC. Lo scorso anno l'attività di riciclo e trasformazione è diminuita in Europa a livello generale e non solo nel settore del PVC. Questo vale per il riciclo sia pre- consumo, dove la minore produzione industriale ha ridotto la quantità di rifiuti disponibili, sia post-consumo, che ha risentito in modo significativo del calo dell'industria edilizia.
Guardando avanti invece, per il PVC vergine si prospetta un semestre in ripresa (più nel rigido che nel plastificato) se saranno confermate le indicazioni previsionali di aprile 2024. Ottimi segnali arrivano in particolare da due comparti: tubi e compounding, anche grazie agli investimenti previsti nel PNRR per le infrastrutture e in virtù dei recenti dazi antidumping imposti dalla UE sull'import di resina da USA ed Egitto. Per il riciclato è prevista una situazione di sostanziale stabilità per l’anno in corso. Nel medio termine le proiezioni sono meno conservative; una ripresa dei consumi al 2027 è prevista dal 25% dei compoundatori/riciclatori e dal 43% dei trasformatori, in ragione delle evoluzioni normative e di una maggiore richiesta dal mercato di prodotti sempre più sostenibili.