Dove va l’imballaggio alimentare

Un recente studio condotto dalla società di consulenza specializzata Ceresana illustra le future tendenze del mercato europeo del packaging alimentare (bevande escluse), che entro il 2022 dovrebbe raggiungere un volume di 38,2 milioni di tonnellate. L'andamento di questo settore appare estremamente variabile in quanto dipende dai materiali di volta in volt più "in voga" (i polimeri, per esempio, hanno in molti casi sostituito il metallo), dalle norme in vigore nei singoli stati membri dell'Unione Europea e dalle attitudini dei consumatori.

Per quanto riguarda l'imballaggio in materiale plastico (film, sacchetti, vaschette, tappi, chiusure ecc.), le resine maggiormente impiegate risultano PE, PET e PP, ma anche fra queste alcune vengono selezionate al posto di altre in base al tipo di applicazione. Allo stesso tempo, l'innovazione tecnologica ha portato allo sviluppo di nuove tipologie di packaging (per esempio le buste “autosostenenti”, gli imballaggi ad atmosfera modificata, i film barriera ecc.) allo scopo di garantire leggerezza e praticità e offrire allo stesso tempo un design accattivante. D'altra parte il crescente consumo di cibi pronti, freschi e surgelati è ormai confermato da tempo e, di conseguenza, aumenta la richiesta di imballaggi per tali prodotti. Cala invece il consumo di cibi in lattina e di conserve varie.

In questo quadro, un cenno lo meritano anche le bioplastiche, largamente utilizzate per il confezionamento di cibo in monoporzioni e pronto al consumo. Le previsioni indicano un incremento annuale del 15% della domanda di biopolimeri, incoraggiata dalla sempre più spiccata sensibilità dei consumatori per tematiche e comportamenti "green". Sempre in tale direzione va anche il successo della plastica riciclata.