Diminuisce il numero di imprese in Europa
Uno studio svolto recentemente dalla società di consulenza specializzata AMI (Applied Market Information) ha monitorato lo stato di salute del settore dello stampaggio a iniezione in Europa, rilevando come dal 2005 a oggi il 27% degli impianti produttivi abbia chiuso i battenti. Il numero delle imprese del settore si ferma quindi a 8500, con poco più di 10 mila unità operative. E le prospettive per il prossimo triennio non sono incoraggianti: nonostante l’incremento del numero di aziende settoriali atteso nelle regioni dell’Europa Centro Orientale, a livello complessivo dovrebbe registrarsi un’ulteriore contrazione di due punti percentuali (oltre 2000 delle aziende che hanno cessato la propria attività negli ultimi anni si trovava in Europa Occidentale). Il giro d’affari del comparto attualmente è dell’11% più elevato dei livelli precrisi, a fronte però di un volume tuttora più basso del 7%.
La classifica dei paesi consumatori di polimeri per stampaggio a iniezione vede al primo posto la Germania, seguita da Italia e Francia e lo stesso ordine si evidenzia in termini di nazionalità delle aziende trasformatrici.
Secondo lo studio, il parco macchine del settore ammonterebbe a quasi 210 mila unità. A livello europeo, in ciascun sito produttivo sono installate mediamente 16 presse a iniezione, ma viene rilevata la differenza, per esempio, fra Germania (21 macchine) e Italia (10), sottolineando come nel nostro Paese vi sia ancora una notevole frammentazione aziendale. Inoltre, viene riferito che, se una macchina inizia a svalutarsi dopo circa 10 anni di utilizzo, in effetti la maggior parte continua a operare per oltre 20 anni. Per quanto concerne gli investimenti, nei prossimi anni il numero di macchinari dismessi dovrebbe superare ampiamente quello dei nuovi acquisti. Al netto delle imprese con produzione differenziata, il 40% degli stampatori europei è concentrato nelle forniture su commissione.