Dazi sui pannelli fotovoltaici

Bruxelles intende avviare una strategia antidumping sui pannelli fotovoltaici, attualmente uno dei settori applicativi a più alto tasso tecnologico per le materie plastiche, che vede impegnati tanto i produttori di materiali quanto i costruttori di macchine e attrezzature di processo. L'iniziativa interesserà prevalentemente un centinaio di società cinesi produttrici di pannelli solari e prevede dazi dal 35 al 67% sui loro prodotti, in funzione del grado di collaborazione con la UE, che a settembre 2012 ha avviato un'indagine antidumping nei confronti di Pechino.
La proposta, adottata dal Collegio dei commissari UE, deve passare al vaglio della Commissione Antidumping, per la decisione finale sulle misure provvisorie entro il 5 giugno. La partita però si chiuderà a dicembre, al termine dei 15 mesi di inchiesta UE, quando verrà deciso se lasciare in vigore per cinque anni i dazi oppure se abolirli.
L'industria fotovoltaica cinese registra un giro d'affari di circa 21 miliardi l'anno, pari all'80% del mercato europeo di settore. I paesi del Vecchio Continente sono oggi tra i principali operatori dell'industria fotovoltaica mondiale, dove l'Italia nel 2012 si è posizionata al terzo posto, con 3,4 GW di nuovi sistemi installati e collegati, preceduta dalla Germania (con 7,6 GW) e, appunto, dalla Cina (5 GW).
Il settore fotovoltaico è in costante crescita a livello mondiale, rappresentando una fonte energetica rinnovabile di vitale importanza basata su una tecnologia con una ridotta impronta di carbonio. Per una durata in esercizio di almeno 25 anni delle strutture fotovoltaiche risulta cruciale la disponibilità di materiali e prodotti affidabili quali componenti polimerici e siliconi, strati di supporto che impediscano l'ingresso di umidità e proteggano dalle condizioni ambientali, adesivi e sigillanti e strati superiori che assicurino un'integrità di lunga durata.