Crescono i compound negli Stati Uniti
La domanda statunitense di compound termoplastici, secondo quanto evidenziato da una recente analisi di Freedonia, dovrebbe crescere a un tasso del 3,2% all’anno entro il 2019, raggiungendo un valore di oltre 16 miliardi di dollari. L’intero settore industriale, che comprende resine, additivi, riempitivi ecc., sarebbe quindi valutato in circa 19 miliardi di dollari.
Tra i principali fattori a sostegno di tale andamento positivo rientrerebbero l’iniezione di investimenti nell’edilizia (dopo un periodo 2006-2011 di progressivo declino) e la ripresa in atto nel settore degli immobili residenziali e non. A questo si aggiungono le costanti innovazioni tecnologiche messe a punto dai produttori di compound per ampliare e diversificare sempre più la gamma dei propri prodotti.
Il secondo mercato di riferimento per i compound è quello dell’automobile che, seppur più lentamente, registra comunque una tendenza al rialzo. In tale ambito i compound termoplastici hanno il vantaggio di alleggerire il peso dei veicoli, contribuendo anche alla riduzione dei consumi di carburante. Bene anche il settore medicale, grazie a dispositivi (come i cateteri, per esempio) e attrezzature sempre più tecnologicamente avanzate.
Per quanto riguarda i materiali, il PVC si conferma il più utilizzato per la produzione di compound e dovrebbe arrivare a rappresentare un terzo della domanda totale nel 2019. Subito dopo si piazza il PE, prevalentemente utilizzato nei compound per tubi e cavi, la cui richiesta nei diversi settori applicativi è sempre in crescita.