Costruttori cinesi al bivio?
Secondo una ricerca svolta dalla società tedesca Stieler Technologie & Marketing Beratung entro i prossimi cinque anni un numero "considerevole" di costruttori cinesi di macchine per materie plastiche e gomma, soprattutto di piccole dimensioni, sarebbe destinato a scomparire. Attualmente, le aziende costruttrici sono circa 550 (la maggior parte delle quali realizza macchine a iniezione) e danno vita a una realtà piuttosto frammentata: le prime dieci realizzano il 39% del fatturato totale.
La produzione cinese è per lo più costituita da impianti non particolarmente sofisticati e, non a caso, anche i trasformatori locali si rivolgono a costruttori esteri qualora necessitino di macchinari tecnologicamente avanzati, a elevata efficienza energetica e per produzioni ad alto valore aggiunto. Il fattore prezzo, però, gioca ancora a favore dei costruttori cinesi: macchine a iniezione ed estrusori locali, per esempio, costano rispettivamente un terzo e il 30% in meno di quelle importate.
Non a caso, la China Plastics Machinery Industry Association prevede una crescita della produzione locale nell'ordine del 12% almeno fino al 2016, anche grazie alle misure di sostegno statali. Però, solo le aziende meglio strutturate e maggiormente orientate a investire nello sviluppo di macchine tecnologicamente sempre più avanzate avranno la possibilità di competere nel panorama nazionale e globale.
Una conferma a questa tendenza viene da due tra i più importanti costruttori cinesi di macchine a iniezione, Chen Hsong e LK Technologies. Entrambi, nonostante un calo a due cifre di vendite e margini nel semestre fiscale terminato a fine settembre, rispetto al precedente, soprattutto a causa della contrazione dell'export, hanno programmato investimenti di rilievo per ampliare i propri stabilimenti (situati rispettivamente a Shenzhen e Ningbo) di 100 mila metri quadrati, in vista di un aumento della produzione di macchine di grande tonnellaggio, la cui domanda è in crescita.