Riciclo meccanico penalizzato dai polimeri “low cost”

(Foto Linkedin/Assorimap)

Nel 2023 sono state poco meno di 785 mila le tonnellate di plastica riciclata prodotte in Italia, per un fatturato settoriale di appena 780 milioni di euro, in calo del 31% rispetto al 2022. Sono, questi, alcuni dei dati emersi dal report di Assorimap, l’associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche aderente a Confimi Industria, realizzato da Plastic Consult, sul settore industriale del riciclo meccanico di materie plastiche nel 2023, presentato a Roma nei giorni scorsi.

Se nel 2022 si era registrato un calo di fatturato dovuto alla crisi energetica, nel 2023 la tendenza è confermata ma si aggiunge una nuova causa. I numeri preoccupanti sono, infatti, dovuti alla forte contrazione dei prezzi di vendita della materia prima seconda, azione necessaria per cercare di mantenere competitività con i polimeri vergini “low cost” di importazione extra UE, a cui si aggiunge la mancanza di controlli effettivi e di sistemi di certificazione e tracciabilità sui materiali importati presunti riciclati.

“Come previsto, il 2023 è stato difficile”, ha commentato il direttore di Plastic Consult, Paolo Arcelli. “Nonostante il progressivo recupero nella seconda parte dell'anno si è verificata una sostanziale stagnazione dei volumi di riciclati prodotti".

Con più di 350 imprese, inclusi raccoglitori e selezionatori di rifiuti e scarti industriali, che contano oltre 10 mila dipendenti e una capacità installata di riciclo di 1.800.000 tonnellate, il settore industriale italiano del riciclo di plastica ha un ruolo chiave nell’economia circolare e in Europa si attesta tra i Paesi più virtuosi. Riciclare una tonnellata di plastica può contribuire a risparmi emissivi compresi tra le 1,1 e le 3,5 tonnellate di CO2.

Per questo Assorimap con il Laboratorio Ref ha presentato anche una proposta - i Certificati di riciclo - che lega il riciclo della plastica agli obiettivi di decarbonizzazione del Paese.

Walter Regis.

“L’utilizzo di plastica riciclata, rispetto alla plastica vergine, consente di ridurre le emissioni climalteranti ma visto che oggi la plastica vergine è meno costosa, sono necessari strumenti economici per incentivare l’utilizzo di materie prime da riciclo”, ha spiegato Donato Berardi, direttore del Laboratorio REF. “La proposta che abbiamo studiato con Assorimap chiede di riconoscere il contributo del riciclo della plastica alla decarbonizzazione dell’intero Paese estendendo gli strumenti economici già noti, come le Garanzie di Origine e i Certificati Bianchi, a chi utilizza il prodotto riciclato. Una politica a costo zero, senza oneri per la finanza pubblica”.

Con l’estensione al riciclo delle plastiche delle due misure già attive per il settore energetico (Garanzie di Origine e Certificati Bianchi) non solo si potrebbero avere delle certificazioni elettroniche ma il riciclo realizzerebbe sostenibilità ambientale.

“L'Italia sta perdendo un’opportunità, non solo in termini di salute ambientale ma anche per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese richiesti dalla UE”, ha dichiarato il presidente di Assorimap, Walter Regis. “Siamo storicamente leader mondiali nella produzione di plastica rigenerata dai rifiuti di imballaggio, invece oggi il comparto è a rischio chiusura, con evidenti ricadute per il circuito della raccolta differenziata. Per salvaguardare il settore, e far fronte alla concorrenza del polimero vergine da Far East, USA e Africa del Nord, occorrono politiche strutturate anche in ottica ambientale: con i Certificati di riciclo si attiverebbe anche una modalità per contribuire agli obiettivi del Green Deal Europeo del 2050”.

Applicando i dati dei valori emissivi europei all’Italia, si raggiungerebbe un beneficio annuo atteso di 7,2 milioni di tonnellate di CO2 evitate, equivalente al contributo alla decarbonizzazione richiesto all’intera gestione dei rifiuti dal PNIEC al 2040.