La concorrenza leale fa bene all’ambiente
Si stimano essere tra 20 e 30 mila le tonnellate di Pneumatici Fuori Uso (PFU) che ogni anno non possono essere raccolti e riciclati a causa di un “sistema parallelo” di ingressi irregolari nel mercato all’ingrosso e di vendite “in nero” al dettaglio. Si tratta di circa 2-3 milioni di pneumatici singoli che non sono coperti dal contributo ambientale associato alla vendita regolare con documento fiscale e che dunque non possono entrare nel sistema che ne garantisce il riciclo e la trasformazione in nuovi materiali o in energia. Un ammanco di contributi di 12 milioni di euro ogni anno che si accompagna a un’evasione IVA stimata in 80 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i costi delle bonifiche necessarie per ripulire il territorio dagli abbandoni illegali. Questa “montagna” di PFU, pari al peso a pieno carico di fino a 100 treni ad alta velocità, rischia infatti di essere dispersa nell’ambiente, se non si riuscirà a invertire la rotta verso la legalità.
A questo mira il protocollo d’intesa tra Ecopneus (società senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei PFU), Airp (l’Associazione italiana ricostruttori pneumatici), Confartigianato Imprese, Federpneus (l’Associazione nazionale dei rivenditori specialisti di pneumatici) e Legambiente firmato il 21 giugno a Roma, nell’ambito del Forum Rifiuti di Legambiente.
Scopo dell’accordo è affrontare in modo organico e strutturale il fenomeno, contrastare irregolarità e “nero”, premiare i virtuosi, educare i consumatori spiegando i rischi di quella che può sembrare una semplice “ricerca di risparmio” e che invece nasconde evasione fiscale, concorrenza sleale, danni per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Saranno messi a punto sistemi di monitoraggio del fenomeno, attività di tracciamento degli acquisti e delle vendite, forme di collaborazione con le autorità di controllo, sistemi di “whistle blowing”, fino ad arrivare ad una vera e propria “carta d’identità del pneumatico”.
"Oggi il flusso illegale degli pneumatici che arrivano in Italia senza regole alimenta un vero e proprio mercato nero che fa danni all’ambiente e all’economia, diventando allo stesso tempo una fonte di arricchimento per la criminalità. La risposta a questo fenomeno arriva dal lavoro di magistrati e forze dell’ordine, ma anche da una presa di coscienza collettiva del problema. Questo protocollo ha il merito di creare un’alleanza civile che dice una cosa molto chiara: il futuro è l’economia circolare, il riciclo è innanzitutto affermazione della legalità”, ha dichiarato il ministro dell’ambente Gian Luca Galletti.
“La normativa può aiutare molto a circoscrivere il problema; il nostro compito è anche quello di aiutare il Ministero dell’ambiente a individuare le soluzioni più adatte a poter garantire - insieme agli altri consorzi - la completa eliminazione di qualsiasi PFU”, ha commentato il direttore generale di Ecopneus Giovanni Corbetta.
“Questo accordo dovrà garantire certezze agli imprenditori e assicurare l’impegno condiviso a tutela dell’ambiente e a sostegno dell’economia circolare. In questa logica di responsabilità, Confartigianato offre il proprio convinto contributo”, ha aggiunto il segretario generale di Confartigianato Imprese Cesare Fumagalli.
“Gli sforzi della filiera degli pneumatici per garantire la sostenibilità, non possono infrangersi contro le sacche di illegalità; né si può chiedere alle imprese sane e ai cittadini onesti di pagare anche per quelli disonesti”, ha dichiarato il presidente di Airp Stefano Carloni.
“La lotta all’illegalità è uno dei cardini dell’attività della nostra associazione. Non può esistere, infatti, business e crescita industriale se le regole del gioco non sono chiare e uguali per tutti”, ha ribadito il presidente di Federpneus Guido Schiavon.
“Questo è l’ennesimo “business” dell’illegalità che produce danni economici e ambientali. Ma ormai la cultura della lotta ai reati ambientali sta diventando consapevolezza diffusa, come dimostra l’introduzione degli ecoreati nel Codice penale, e gli italiani non sono più disposti a tollerare situazioni come queste”, ha concluso il presidente di Legambiente Rossella Muroni.