La Cina blocca l’ingresso di rifiuti provenienti dall’estero
La Cina ha avviato il blocco dei rifiuti riciclabili in arrivo nel paese da tutto il mondo e la decisione sta già avendo ripercussioni in Europa, dove cominciano ad accumularsi le rimanenze di tonnellate di plastica, vetro e carta da macero che il mercato continentale non riesce a smaltire e che il paese della Grande Muraglia non intende più assorbire come in precedenza. Nel 2016, la Cina aveva importato dai paesi industrializzati di tutto il mondo 7,3 milioni di tonnellate di soli rifiuti plastici, pari al 70% di quelli di tale tipo raccolti e selezionati.
La situazione non sarà di facile soluzione, se si considera che in Europa ormai il riciclo di rifiuti plastici ha sorpassato l’avvio in discarica. Nel 2016, oltre 27 milioni di tonnellate di plastiche post consumo sono state raccolte tra UE, Svizzera e Norvegia, con un incremento del 5% rispetto al 2014. Di tale quantità, il 41,6% è stato utilizzato per la termovalorizzazione, il 31,1% è stato riciclato per via meccanica e il 27,3% è stato avviato in discarica. Questo significa che, nel 2016, il recupero di rifiuti plastici è arrivato al 72,7%, contro il 69,2% del 2014.
La scorsa estate il governo di Pechino aveva reso noto all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) che, da gennaio 2018, avrebbe vietato l’importazione di 24 tipi di materiali riciclabili: plastica, tessuti, carta di scarsa qualità, materiali spesso appesantiti da pietre e calcinacci, se non peggio. Si tratta dell’esito ultimo della campagna cinese contro la cosiddetta spazzatura straniera – proveniente soprattutto da Europa e Usa - mercato che, nel 2016, era stimato in 17 miliardi di dollari.
La decisione della Cina è motivata dalla sovrabbondanza di rifiuti riciclabili interni, che soddisfano ormai pienamente la domanda del paese, mentre la raccolta di materiali riciclabili da Stati Uniti ed Europa non soltanto è diventata superflua, ma è anche rischiosa, questo perché sulle navi arrivano spesso, frammisti alle sostanze riutilizzabili, rifiuti sporchi o pericolosi e il paese è sempre più impegnato nella difesa dell'ambiente.
L'Italia, malgrado conti su una capacità di recupero e riciclo tra le maggiori in Europa (l'83%, nel caso della plastica), si ritrova con gli impianti di recupero energetico intasati e una crescente difficoltà a trattare gli scarti provenienti dai processi di riciclo, destinata ad aggravarsi a fronte dello stop cinese.