Assorimap, Assofermet e Unirima: “Urgente rimuovere ogni misura protezionistica e promuovere la competitività dell’industria del riciclo”
Promuovere in modo organico e strutturale la competitività dell’industria del riciclo e rimuovere le misure protezionistiche che vietano o complicano l’esportazione di rifiuti non pericolosi che sarebbero invece valorizzabili e che costituiscono uno dei pilastri del recupero in Italia, settore in cui il nostro Paese rappresenta un’eccellenza e che lo colloca tra i leader su scala internazionale. È questa la priorità strategica evidenziata da Assorimap, Assofermet e Unirima - le tre associazioni nazionali del riciclo di plastica, metalli ferrosi e non ferrosi e carta - a Ecomondo 2023 nel corso dell’evento “La sostenibilità dell’industria italiana del riciclo meccanico di rifiuti composti da metalli, plastica e carta di fronte ai nuovi protezionismi e alle sfide dei mercati internazionali”. Nel corso dell’evento sono intervenuti, tra gli altri, Mattia Pellegrini, capo unità "Da rifiuti a risorse" - Economia circolare - Direzione generale dell’Ambiente della Commissione europea, Patty L’Abbate, vicepresidente della Commissione Ambiente Camera dei Deputati, e Silvia Serranti, professore ordinario di Ingegneria delle Materie Prime - Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e dell'Ambiente presso l'Università La Sapienza di Roma.
Le tre associazioni hanno ribadito la necessità di un maggior impegno a tutela della concorrenza e a favore della circolarità della materia prima secondaria prodotta in Italia. Il comparto del recupero necessita, infatti, di strumenti che permettano di collocare a pieno titolo il materiale recuperato nei processi industriali interni: sarà così il mercato a ridefinire autonomamente le dinamiche all’export.
“La produzione asiatica di polimeri vergini low cost ha invaso il mercato europeo, rendendo ancora più urgente dotare il settore del riciclo di reale competitività, eliminando lacci e freni che imbrigliano il comparto. Per ogni tonnellata di materia plastica riciclata si risparmiano 1,9 tonnellate di petrolio, si riducono le emissioni di CO2 di 1,4 di tonnellate, nonché quantità ingenti di energia elettrica. Per valorizzare il settore occorrono provvedimenti finalizzati all'apertura reale del mercato del riciclato con previsioni, in particolare di contenuto minimo obbligatorio, non solo per gli imballaggi ma anche per i beni di largo consumo. Sono inoltre necessari provvedimenti agevolativi per un comparto che deve essere rilanciato in linea con gli obiettivi europei”, ha spiegato Walter Regis, presidente di Assorimap.
"Siamo da sempre, per DNA, i primi sostenitori della politica di sostenibilità ambientale ma la decarbonizzazione non può avvenire con una scelta protezionistica di chiusura dell’export. Vanno invece adottate politiche che promuovano la richiesta di prodotti riciclati da parte degli individui, elevando la consapevolezza nella scelta dei prodotti. Una scelta potrebbe essere l’inserimento di tassi minimi di contenuto di materiale riciclato, o l’abbinamento di una percentuale di IVA più bassa per prodotti di questo tipo. A livello comunitario sarebbe invece essenziale che il legislatore incentivasse le politiche di supporto alla circolarità, magari riconoscendo “carbon credits” quando si sostituisce la materia prima con materiale riciclato. Crediamo anche che vadano implementati con urgenza i criteri di EOW per le filiere che ancora attendono di essere regolamentate e che hanno tutte le carte in regola per accedervi. Pensare di realizzare la transizione ecologica creando un “captive market” non è un’opzione”, ha aggiunto Cinzia Vezzosi, vicepresidente di Assofermet.
“La semplificazione delle norme e lo stimolo a una maggiore concorrenza costituiscono le priorità su cui insistere per far sprigionare al settore del riciclo tutte le potenzialità di cui dispone. Occorre che il legislatore rivolga maggiore attenzione a implementare tutti quei meccanismi finalizzati a rafforzare la competitività. Forzare un mercato, inibendo la sua autonomia basata sull’equilibrio tra domanda e offerta, scoraggiando le esportazioni, creerà forti scompensi e un indebolimento del settore del recupero, di cui l’Italia è paese leader. Proprio le esportazioni hanno registrato un sostanziale raddoppio nel corso del 2023, che hanno trainato il comparto”, ha commentato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima.