“Plastic Days - Materiali e Design”: questo il titolo della mostra in programma presso il Museo Ettore Fico (MEF) di Torino dal 21 febbraio al 21 giugno. Curata da Cecilia Cecchini, raggrupperà una selezione di circa 600 oggetti in plastica provenienti dalla collezione della Fondazione Plart per fornire un racconto della grande e molteplice famiglia dei materiali plastici impiegati nei modi più disparati e originali. In questa chiave di lettura la plastica diviene una lente d’ingrandimento puntata sulle dinamiche sociali ed economiche del nostro tempo.
Gli oggetti in mostra rappresentano un’articolata selezione di artefatti assai rari provenienti da tutte le parti del mondo: prime serie di produzione, pezzi di grande tiratura di famosi designer o di design anonimo. Una scelta non finalizzata a proporre una puntuale ricostruzione della storia delle materie plastiche, ma a realizzare una mostra capace di disegnare un particolare percorso di lettura del nostro tempo, rivisitato attraverso un approccio multidisciplinare tra design, arte e costume.
La mostra è organizzata per macro aree tematiche che attraversano la storia della plastica. La sezione “Plastiche pre-sintetiche: tra imitazione e nuova identità” apre lo sguardo sulle prime materie plastiche nate a partire dalla metà dell’Ottocento e frutto d’ingegnose combinazioni. “Bakelite: la prima plastica sintetica” è l’ampia sezione dedicata alla resina a base di fenolo-formaldeide ottenuta nel 1907 dal chimico belga Leo Baekland: un materiale leggero, isolante e resistente alle alte temperature. Tali caratteristiche la resero perfetto per la realizzazione di apparecchi elettrici, piccoli elettrodomestici, altoparlanti, radio e non solo.
Nella sezione dedicata a “L’innovazione del Made in Italy: dal Moplen al periodo d’oro del design” sono mostrati oggetti realizzati con diversi tipi di plastica tra gli Anni Cinquanta e Settanta, che testimoniano come questi materiali abbiano consentito al design Made in Italy di realizzare oggetti di grande funzionalità, che hanno arredato la maggior parte delle case italiane e di cui non si conosce la paternità, così come insuperate icone presenti nel nostro immaginario.
Un’ampia campionatura di strumenti di diffusione e riproduzione sonora dà vita - nella sezione “I suoni della plastica” - a una sequenza di suoni prodotti dalle prime radio, dai mangiadischi, da primordiali amplificatori e da alcuni strumenti musicali che creano un inevitabile effetto “amarcord”. Il volto prezioso e raro di questi materiali è svelato grazie all’esposizione di pettini, scatole portacipria, bocchini per sigarette, spille, gioielli e ventagli nella sezione “Vanità in plastica”. La loro pregevolezza è mostrata anche grazie all’esposizione di oggetti contemporanei, realizzati usando le più avanzate tecniche di produzione a cavallo tra artigianato e industria, come nel caso dei prototipi di pettini di Andrea Branzi, o impiegando plastiche di riciclo, come nel caso dei gioielli di Wanda Romano.
Nella sezione “Plastic Play” viene mostrato come i polimeri siano stati largamente utilizzati anche per realizzare i più diversi giocattoli. La mostra si conclude con la sezione “Alchimie contemporanee”, definita da due progetti realizzati per la Fondazione Plart rispettivamente da Studio Formafantasma e Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, che indagano sul possibile futuro di questi materiali in un’ottica più sostenibile e svincolata dal petrolio. Il percorso espostivio è completato dalle interviste a: Andrea Branzi, Donato D’Urbino, Paolo Lomazzi, Alessandro Mendini, Maurizio Montalti/Officina Corpuscoli, Andrea Trimarchi e Simone Farresin/Studio Formafantasma, Gaetano Pesce e Maria Pia Incutti, collezionista e presidente della Fondazione Plart.