“In questi 100 anni tutto è cambiato, ma non la capacità dell’industria chimica di anticipare le sfide destinate a diventare proprie di tutta l’industria. Scelte coraggiose in ambiti strategici come la ricerca, la sostenibilità, le relazioni industriali”. Con queste parole Cesare Puccioni, presidente di Federchimica, ha commentato nella sua relazione il ruolo della chimica italiana e della federazione nazionale dell’industria chimcia, che il 21 marzo ha festeggiato i suoi 100 anni di attività. “La nostra storia si intreccia indissolubilmente con lo sviluppo industriale, economico e sociale del Paese, con profondi cambiamenti ma anche forti elementi di continuità. La chimica è cambiamento: della materia, dei processi produttivi, dei prodotti, della qualità della vita. Cambia se stessa e fa cambiare gli altri e ha bisogno di un’associazione che anticipi i tempi”, ha proseguito Puccioni.
L’industria chimica è stata la prima a introdurre quelle innovazioni capaci di rivoluzionare interi settori produttivi, di generare ondate di cambiamento anche nella società e di creare progresso, non solo economico. Lo ha fatto in Italia con Giacomo Fauser e il processo di sintesi dell’ammoniaca e con Giulio Natta e il polipropilene, che, insieme alle altre plastiche, nel secondo dopoguerra, consentì, ad ampie fasce della popolazione, di accedere ai beni di consumo e al benessere. Una vocazione al rinnovamento, alla ricerca e allo sviluppo determinanti anche per resistere alla gravissima crisi di questi anni.
“Nel 2015 l’industria chimica in Italia ha visto un recupero della produzione (+1%, circa 52 miliardi di euro), anche se la ripresa fatica a rafforzarsi in uno scenario internazionale che risulta denso di rischi e dominato dall’incertezza”, ha dichiarato Puccioni commentando la situazione congiunturale italiana.
I dati, infatti, mostrano un posizionamento più solido dell’industria chimica rispetto a molti altri comparti industriali italiani: per esempio l’incidenza delle sofferenze sui prestiti bancari (5,8%) si conferma la più bassa del panorama industriale. Nonostante i gravi condizionamenti del “Sistema Paese”, le esportazioni della chimica italiana sono tra le migliori in Europa: dal 2010 l’Italia è seconda solo alla Spagna, con un risultato lievemente migliore anche della Germania, principale produttore chimico europeo. Spicca, in particolare, la chimica fine e specialistica, che si conferma un’area di specializzazione italiana, con un surplus commerciale in continua espansione dal 2010, che nel 2015 ha raggiunto quasi i 2,8 miliardi di euro.
“Siamo stati primi anche nella grande sfida del futuro, lo sviluppo sostenibile. La chimica ottimizza i processi produttivi utilizzando sempre meglio le risorse, minimizzando l’uso di quelle più preziose, riutilizzandole o sostituendole con altre meno rare e costose, e anche più sicure, valorizzando anche gli scarti”, ha aggiunto Puccioni.
Con la concorrenza dei paesi emergenti, basare l’innovazione sulla ricerca diventa una necessità per tutto il made in Italy. Nella Chimica questa consapevolezza si è fatta avanti da tempo, portando all’affermarsi di imprese, anche piccole e medie, fortemente votate alla ricerca, specializzate in particolari famiglie di prodotti di qualità e orientate ai mercati internazionali: dall’automobile alla casa, dall’abbigliamento all’arredamento e in tanti altri settori, la chimica contribuisce decisamente a difendere dalla competizione internazionale le produzioni realizzate in Italia e, con esse, tanti posti di lavoro.
Proprio perché innovazione e qualità sono le chiavi del suo successo, l'industria chimica da sempre valorizza la centralità strategica delle risorse umane, considerate come persone da formare e coinvolgere, superando le logiche di contrapposizione tra lavoro e capitale tipiche del Novecento.
“Le nostre idee e il modo in cui le abbiamo realizzate nel CCNL, negli anni, hanno anticipato tutti e, in alcuni casi, hanno ispirato il legislatore: per esempio con le normative contrattuali in materia di sicurezza e con il “Progetto Ponte”, noto anche come “Staffetta generazionale”. È accaduto anche con la scala mobile conglobata nei minimi contrattuali, con la flessibilità sugli orari di lavoro, con l’avvio dei fondi settoriali di previdenza e sanità integrativa Fonchim e Faschim e, ancora, con le deroghe contrattuali e l’abolizione degli scatti di anzianità”, ha commentato Puccioni sottolineando il ruolo innovativo nelle relazioni industriali. La solidità e la validità di questo sistema sono confermate anche dall’ultimo rinnovo del CCNL, che ha l’obiettivo di preparare e di indirizzare le parti sociali e aziendali verso sfide e confronti innovativi e responsabili, per esempio introducendo la formazione congiunta obbligatoria degli attori sociali.
Fare ricerca porta anche all’esigenza di migliorare l’interazione con la formazione scolastica e universitaria e con la ricerca pubblica, attraverso iniziative volte a creare nel sistema una più forte sensibilità industriale. In questa direzione si pone la nuova iniziativa “Scienza e Industria chimica insieme”, che Federchimica ha lanciato in occasione della sua assemblea per sostenere tesi di laurea di interesse industriale con premi e tirocini. La federazione ha già messo a disposizione dieci premi a cui si sommano quelli delle imprese.
“I passi avanti di cui la chimica è capace servono a tutto il Paese: vorremmo perciò che il Paese la guardasse in modo diverso e finalmente positivo”, ha concluso Puccioni.