È molto raro il fatto che un’impresa privata debba sentirsi in obbligo di dover smentire voci di una sua acquisizione, al di là del fatto che tali voci siano circolate in perfetta buona fede o abbiano addirittura una logica strategica, ma quando le voci diventano un noioso e ripetuto gossip, si rende necessaria una decisa presa di posizione. E a far cessare i chiacchiericci riguardanti decisioni non prese o cambiamenti di direzione già perfettamente inquadrati e definiti ci pensa Anthony Michael Caprioli, direttore generale e genero del fondatore di Macchi, che dal 2012 è alla guida della società.
Anthony Caprioli, nel suo pragmatismo anglosassone dichiara di comprendere come una fase di perdurante stagnazione dei mercati possa portare a situazioni di iper-competitività, ma non perdona sterili voci da mercato rionale circa fatti inesistenti. Vero è che il settore dell’estrusione ha visto nel recente passato fusioni e accorpamenti riguardanti compagnie nordamericane, tedesche a anche italiane, ma nulla di simile si profila all’orizzonte di Macchi. Anzi, rimarca Caprioli, nei trascorsi 2013, 2014 e 2015 il volume d’affari della società ha visto una costante crescita, di anno in anno e sempre a doppia cifra, dato che verosimilmente si ripeterà nel 2016 confermato anche dal fatto che la lista di ordini in portafoglio è già ampiamente proiettata nel 2017.
Quindi Macchi è assolutamente e fermamente determinata a mantenere l’assetto attuale, senza alcuna necessità di dover ricorrere a “sante alleanze”.