Secondo la nota congiunturale pubblicata semestralmente da Federchimica, il 2017 restituisce un quadro incoraggiante per l’industria chimica europea e italiana, dopo un 2016 che era risultato deludente. La ripresa si è finalmente fatta strada e l’Italia - terzo produttore europeo - cresce a un buon ritmo (+2,6% stimato per la chiusura d’anno).

Il miglioramento emerge su più fronti, dando solidità alla ripresa: esportazioni in forte progresso (+10,3% in valore nei primi 9 mesi a fronte del +7,2% della media manifatturiera), diffuso risveglio della domanda interna, a eccezione delle costruzioni, miglioramento esteso sia alla chimica di base sia ai comparti della chimica a valle.

La chimica si conferma il terzo settore esportatore italiano e, dal 2007, vede il disavanzo commerciale nella chimica di base in calo di oltre 2 miliardi di euro e, contemporaneamente, l’avanzo nella chimica fine e specialistica in aumento di quasi 2,5 miliardi.

 

Tensioni lungo le filiere per situazioni di carenza e forti rincari di alcune materie prime

Se la situazione di domanda è positiva in modo piuttosto generalizzato, le condizioni di redditività risultano più diversificate.

I prezzi dei prodotti petrolchimici di base sono in rialzo dai livelli di minima toccati nel 2016 (nel quarto trimestre 2017 etilene +9% e propilene +18%) coerentemente con l’andamento del petrolio, che prevedibilmente esaurirà la spinta rialzista e si collocherà, nel 2018, in prossimità dei 60 dollari.

Più a valle persistono, invece, situazioni di carenza di importanti materie prime con fortissimi aumenti di costo per diverse filiere (per esempio adesivi e intermedi destinati alla cosmetica). Queste tensioni discendono da una combinazione di fattori di natura diversa: forza maggiore, nuova politica ambientale cinese e conseguente alla chiusura delle produzioni più inquinanti che richiedono, per l’adeguamento, investimenti ingenti e tempi non brevi, offerta europea razionalizzata per ripristinare una marginalità accettabile e che fatica a soddisfare la domanda in fasi di ripresa entrando facilmente in tensione in presenza di forza maggiore.

 

Nel 2018 potrà proseguire una robusta espansione dell’attività chimica in Italia

Nell’ipotesi che il quadro politico italiano ed europeo non veda riaccendersi focolai di incertezza, nel 2018 l’attività chimica in Italia proseguirà la sua espansione a un ritmo robusto (+2,0%) anche se più contenuto rispetto al 2017.

La quota di fatturato alle esportazioni - che Image removed.ormai supera in media il 50% con un incremento di 15 punti percentuali dal 2007 - testimonia come il settore abbia imparato a convivere con una crescita del mercato interno vincolata dalle esigenze di graduale rientro del debito pubblico. Il forte riposizionamento verso i mercato internazionali coinvolge le imprese a capitale sia italiano, in molti casi presenti all'estero con propri siti produttivi, sia estero, per effetto di un processo di specializzazione degli stabilimenti italiani all’interno del gruppo che comporta quote esportate

anche superiori al 75%.

 

Chimica, un settore su cui puntare perché leader nella sostenibilità

L’industria chimica è tra i settori che meglio hanno resistito alla crisi - limitando le perdite in termini di imprese, produzioni e occupati - e che hanno intrapreso un percorso di riposizionamento competitivo con risultati già visibili: il settore ha, infatti, ampliato il suo peso, espresso in termini di valore aggiunto, nell'ambito dell’industria italiana ed è riuscito a guadagnare quote sul commercio mondiale, in particolare rispetto ai concorrenti europei.

Dal confronto di tutti gli indicatori disponibili con la media manifatturiera, emerge chiaramente che l’industria chimica vanta una vera e propria leadership nella sostenibilità con riferimento alle dimensioni ambientale, sociale ed economica.

La chimica, inoltre, è un settore trainante di sostenibilità per l’intero sistema: attraverso i suoi prodotti intermedi a elevato contenuto tecnologico sostiene la competitività di tutta l’industria manifatturiera italiana, le sue soluzioni tecnologiche consentono di ridurre i gas serra anche dei settori utilizzatori (in particolare negli usi civili e nei trasporti che rivestono quasi il 60% delle emissioni in Italia) e daranno un contributo centrale anche all'economia circolare.

È fondamentale che il sistema normativo - sia nella definizione delle norme, sia nella loro Image removed.applicazione da parte della pubblica amministrazione - consideri tutte e tre le dimensioni della sostenibilità egualmente importanti nella consapevolezza che norme più stringenti degli altri paesi europei, lungaggini e incertezze burocratiche - figlie anche della mancanza di cultura industriale - non comportano una migliore tutela della salute, sicurezza e ambiente ma solo una perdita di competitività e benessere collettivo. Senza investimenti e sviluppo non si creano posti di lavoro e non si hanno nemmeno le risorse per tutelare l’ambiente.