“La chimica come scienza guarda al futuro e come industria anticipa i cambiamenti. Alcune grandi sfide dell’umanità, come l’alimentazione sostenibile, i cambiamenti climatici e l’invecchiamento della popolazione, possono essere vinte solo con nuovi prodotti e nuove sostanze. Sono soluzioni che la chimica può garantire, ma è necessario superare gli orientamenti antiscientifici che, facendo leva sull'emotività, penalizzano l’eccellenza scientifica e la nostra competitività industriale”. Questo l’appello che Paolo Lamberti, presidente di Federchimica, ha rivolto all’assemblea annuale della federazione nazionale dell’industria chimica, svoltasi il 17 giugno a Milano. Per la prima volta dopo anni di segno positivo, l’industria chimica non cresce: le prospettive per la seconda parte del 2019 indicano che la produzione in Italia sarà stagnante, con possibili rischi di calo, se il contesto macroeconomico, nazionale o internazionale, subisse un ulteriore deterioramento.

 

Il settore conserva solide caratteristiche strutturali: negli anni recenti la chimica si è dimostrata tra i comparti che meglio hanno saputo resistere al forte calo della domanda interna, con una quota di produzione destinata alle esportazioni che supera il 50%; dal 2010, le esportazioni sono cresciute più di quasi tutti gli altri principali produttori europei.

Con oltre 2800 imprese e circa 110 mila addetti, il settore realizza in Italia un valore della produzione pari a 56 miliardi di euro (di cui Federchimica rappresenta il 90%) ed è il terzo produttore europeo e l’undicesimo al mondo.

 

“Tornare a crescere è imperativo. Sono assolutamente necessarie semplificazione normativa e riforma della pubblica amministrazione, ambiti dove il divario tra l'Italia e gli altri paesi è massimo. Sono interventi che non generano debito pubblico e non vanno contro le regole europee, ma serve visione e volontà politica per attuarle”, ha dichiarato Lamberti. Misure che gioverebbero a tutti i comparti ma ancor più alla chimica, che è “il settore più regolamentato e che, in quanto “infrastruttura tecnologica”, può trasferire a tutti i settori manifatturieri soluzioni innovative, finalizzate all’efficienza e alla sostenibilità”, ha ricordato il presidente di Federchimica. “Per crescere abbiamo bisogno di investimenti per la ricerca e sviluppo così come della valorizzazione dei nostri centri di eccellenza per rendere attraente l’Italia per i ricercatori, italiani ed esteri”, ha aggiunto Lamberti.

 

Un impegno, quello in ricerca e sviluppo, che il settore ha dimostrato concretamente e che ha coinvolto anche le PMI: sono oltre 7500 gli addetti dedicati alla ricerca; un dato che negli ultimi 10 anni è aumentato quasi del 70%.

 

“La consapevolezza dei rischi di una giungla normativa e di un generale atteggiamento antiscientifico e antindustriale rappresentano un rischio per tutto il sistema; serve uno sforzo comune, da parte del mondo industriale, di quello accademico, dei media e, ovviamente, del legislatore”, ha continuato Lamberti. Mancano anche strutture adeguate per affrontare concretamente problemi urgenti: è il caso della gestione dei rifiuti. “Efficienza nell’uso delle risorse e riciclo devono essere la strada maestra, ma non si può pensare di fare a meno dei termovalorizzatori: in Italia ne abbiamo solo 39, mentre sono 126 in Francia e 121 in Germania, due paesi considerati assolutamente virtuosi da un punto di vista ambientale”, ha sottolineato il presidente. “Molto abbiamo fatto anche in termini di sostenibilità sociale. Il nostro sistema di relazioni industriali è un modello di qualità e innovatività, che mette al centro elementi imprescindibili come la tutela della sicurezza, salute e ambiente, la formazione, l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e il ricambio generazionale”, ha ricordato Lamberti.

 

Tra le priorità del settore, il presidente di Federchimica ha sottolineato con forza l’importanza dell’Europa, “che deve essere rafforzata e non certo indebolita. Servono politiche stabili e di lungo periodo che favoriscano competitività e innovazione. È necessario che la politica industriale torni in cima alle priorità europee: auspichiamo la presenza di un commissario di rilievo in grado di coordinare una vera politica industriale, che incentivi anche nuove eccellenze, in ambito manifatturiero e digitale”.

 

La chimica, tra i settori manifatturieri più importanti in Europa insieme all’industria automobilistica, quella alimentare e quella meccanica, ha un ruolo fondamentale per sostenere la leadership dell’Unione Europea a livello globale, anzitutto col suo contributo essenziale all’economia circolare.

 

“La circolarità e l’uso efficiente delle risorse vanno considerate un'evoluzione naturale e necessaria del nostro sistema economico. A supporto di questa transizione, Cefic presenterà la settimana prossima la Mid Century Vision, che rappresenta lo scenario che vogliamo contribuire a realizzare al 2050 per un'industria chimica europea sostenibile e di successo”, ha sottolineato Daniele Ferrari, presidente di Cefic (la confederazione europea dell’industria chimica) e vicepresidente di Federchimica, nel suo intervento. Secondo Ferrari, però, è “imprescindibile la creazione di un contesto favorevole all’innovazione che sostenga nuovi modelli di business circolari e renda l'Europa un polo di investimento attraente, oltre che di un quadro regolatorio armonizzato, basato su valutazioni approfondite e ricerche scientifiche”.

 

All’Assemblea DI Federchimica sono intervenuti anche Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio De Bortoli, giornalista ed editorialista de Il corriere della Sera, e Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.