Il fatturato a 12,7 miliardi di euro segna una diminuzione del 12%, principalmente per effetto dei minori volumi di vendita causati dai lockdown, l’Ebit al lordo delle imposte si attesta a 226 milioni, in calo del 77%, e l’utile netto diminuisce di 878 milioni di euro a causa della svalutazione non monetaria della partecipazione in Wintershall Dea. Sono queste in sintesi le risultanze del secondo trimestre di Basf, comunicate il 29 luglio in videoconferenza, che ancora non può dare indicazioni concrete sull’andamento del fatturato e degli utili per l’intero 2020.

 

Come previsto, gli effetti economici del coronavirus hanno avuto un impatto sul secondo trimestre 2020 molto più forte rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Le conseguenze della pandemia si sono fatte sentire in modo differente nelle diverse industrie servite: Basf ha risentito particolarmente del crollo della domanda nel settore auto, mentre la domanda dal settore dei detergenti e dell’industria alimentare è rimasta pressoché stabile. Il gruppo è riuscito a mantenere attiva la produzione in tutti i siti rilevanti a livello mondiale.

 

“La pandemia rappresenta ancora una sfida difficilissima per tutti noi,” ha affermato Martin Brudermüller (nella foto), presidente del consiglio di amministrazione di Basf, presentando i dati del secondo trimestre insieme al Chief Financial Officer Hans-Ulrich Engel.

 

Sfida difficilissima in cui Brudermüller vede però anche delle opportunità: “Questa situazione è un catalizzatore per il cambiamento e un'opportunità per fare molte cose in modo diverso.  Basf si è adattata rapidamente a nuovi processi. Tutti sono apertissimi alla comunicazione virtuale, sia internamente sia con i clienti”. Secondo il CEO, in tempi come questi Basf può far valere i propri numerosi punti di forza: la flessibilità e la motivazione dei collaboratori, un portafoglio diversificato e i solidi fondamentali finanziari dell’azienda.