Dal 29 aprile 2014 Maria Chiara Franceschetti è il nuovo amministratore delegato di Gefran. A lei la redazione di MacPlas ha posto alcune domande sulla nuova direzione intrapresa dall'azienda bresciana, che all'ultimo salone SPS Italia di Parma (20-22 maggio) ha esposto le proprie novità nel campo della sensoristica, dell'automazione e del motion control.
Lei è diventata amministratore delegato lo scorso 29 aprile, in occasione dell'assemblea degli azionisti. Cos'è cambiato da allora?
Naturalmente è cambiato il consiglio di amministrazione. E la scelta di Gefran, alla luce dell'uscita - dopo circa dieci anni - dell'AD Alfredo Sala, è stata quella di tornare a puntare sui valori della famiglia che l'ha fondata. La nostra è una società quotata in borsa sin dal 1998, a gestione manageriale e, nello stesso tempo, è un'azienda forte dei valori imprenditoriali di chi ha contribuito alla nascita e alla crescita durante i suoi 40 anni d'attività: mio padre Ennio - tuttora presente in Gefran - e suo fratello Giacomo (la denominazione Gefran prende spunto proprio dalle iniziali dei due fratelli Franceschetti).
La scelta di puntare sulla sottoscritta è stata presa insieme ai fratelli - Giovanna e Andrea Franceschetti lavorano, ovviamente, in azienda - in quanto anch'io sono in Gefran ormai da quindici anni. Personalmente ho iniziato la mia attività nel controllo di gestione, trascorrendo un ampio periodo di tempo nell'ambito dei sistemi informativi e contribuendo a implementare il sistema SAP (Systems, Applications and Products in data processing). Sono poi approdata alle risorse umane e per questo conosco tutti coloro che sono stati assunti in Gefran negli ultimi dieci anni.
Dopo aver imparato tutto ciò che occorreva sui processi e sull'azienda, è nata quindi l'idea di prendere in mano la catena di comando, accorciando così anche il processo decisionale, in un momento in cui Gefran aveva bisogno di fare scelte strategiche davvero importanti.
Puntate quindi sulla velocità d'azione?
Puntiamo sulla velocità nel prendere decisioni e per i prossimi tre anni intendiamo concentrarci su quello che sappiamo fare meglio: i prodotti che hanno fatto la storia di Gefran, ossia sensori, componenti e azionamenti per l'industria. Verrà invece "congelato" il business del fotovoltaico che ha pesantemente segnato i conti del gruppo (il bilancio 2013 riporta un calo dei ricavi da 131,5 a 128,3 milioni di euro, dei margini - l'EBITDA è passato da 7,7 a 1,6 milioni - e del risultato netto, da un utile di 586 mila euro a una perdita di 8,4 milioni di euro, ndr). Per il fotovoltaico stiamo valutando alcune joint venture con partner stranieri. Abbiamo riscontrato l'interesse da parte di operatori indiani e turchi e l'obiettivo è quello di arrivare a un accordo entro la fine dell'anno.
Tornare al "core business" e abbandonare le energie alternative è stata una scelta difficile, dato che negli ultimi cinque anni avevamo lavorato davvero tanto sul fotovoltaico. D'altro canto, però, metà del nostro fatturato viene ormai realizzato grazie agli azionamenti e abbiamo quindi scelto di puntare innanzi tutto su questi prodotti per il controllo di movimento e poi sull'applicazione che più di altre rappresenta il business strategico per l'azienda, cioè il sollevamento (o, con un termine mutuato dall'inglese, il cosiddetto "lift"), tramite la nostra divisione di Gerenzano (Varese) che è parte integrante del mondo Gefran ormai da più di dieci anni. Abbiamo anche scelto di focalizzarci, naturalmente, sul settore materie plastiche, che rappresenta "l'applicazione trasversale" a tutti i prodotti Gefran, e infine sui prodotti dedicati alla lavorazione dei metalli.
Per ogni applicazione, abbiamo quindi selezionato una singola gamma di prodotti su cui investire, cioè quella per la quale fosse certo il ritorno dell'investimento. Per quanto riguarda i componenti per l'automazione, ad esempio, la scelta è caduta sulla gamma dei termoregolatori, già completamente rinnovata. Dopodiché è già previsto un grande lavoro di restyling - anche tecnologico - degli indicatori, che vengono impiegati anche nel "mondo della potenza", per esempio nei forni.
Si apre quindi una nuova era per Gefran, con una strategia che punta a fare grandi volumi e a conquistare quote di mercato. L'obiettivo è quello di raggiungere la soglia dei 180 milioni di euro di fatturato nel 2016, a fronte di un piano industriale da 25 milioni.
Diversamente da ciò che è accaduto nel passato, prevediamo una grande spinta a livello di distribuzione e grande servizio al cliente, tramite prodotti studiati, progettati e poi realizzati perché piacciano a chi li utilizza. Sto parlando di oggetti che vengono venduti a migliaia, appunto con grandi volumi, da installare sui quadri di controllo, sui fornetti, sui chiller di raffreddamento ecc. E, allora, il fatto che siano belli esteticamente e visibili, magari dotati di LCD con bei colori, è importante per chi li usa.
Abbiamo studiato, per esempio, uno strumento - denominato Zapper e non esposto a SPS Italia per evitare che fosse subito copiato - che permette di configurare un oggetto a distanza, dopo aver caricato la ricetta o la customizzazione da PC. Tutto ciò in maniera molto simile, appunto, a quella di un telecomando.
Su quali mercati esteri vi focalizzerete maggiormente?
Per ora abbiamo scelto di lavorare soprattutto in Europa, perché crediamo che il Vecchio Continente presenti opportunità importanti per Gefran. Ad oggi realizziamo in Europa il 60% circa del fatturato, Italia compresa. In particolare, ci attendiamo buoni risultati nell'Europa extra UE, come in Turchia e in Russia, dove abbiamo aperto recentemente un ufficio che ci sta dando grandi soddisfazioni.
La produzione rimane però italiana... Quali sono le sue impressioni riguardo al mercato del nostro Paese?
Manteniamo assolutamente la produzione principale in Italia, negli stabilimenti di Provaglio d'Iseo e di Gerenzano, sebbene gli azionamenti per il settore lift vengano ormai prodotti perlopiù in Cina: circa 50 mila pezzi/anno nello stabilimento di Shanghai, che è stato implementato qualche anno fa per realizzare anche una parte dei sensori di posizione e di melt destinati esclusivamente al mercato locale. I sensori vengono però prodotti anche a Boston, per il Nord America, e naturalmente in Italia.
Per quanto riguarda le vendite di Gefran, il mercato italiano ha patito il fatto che negli anni passati l'azienda ha deciso di fare business nel fotovoltaico. Uscendo da questo settore i risultati sono diminuiti, ma nel mondo industriale stiamo vendendo di più. In Italia per noi è più difficile crescere perché possediamo già una quota di mercato importante, mentre è più facile incrementare le vendite laddove non siamo ancora presenti.
Nessuna flessione relativa al core business, quindi?
No. Nell'industriale non abbiamo registrato nessun calo. Sappiamo bene che il nostro è un Paese in difficoltà, in cui spesso le aziende fanno fatica a mantenere le promesse fatte rispetto alle previsioni e ai pagamenti. La differenza con i concorrenti, però, non si fa sul tema dei pagamenti, ma con partnership serie, con clienti che vogliano davvero implementare la propria capacità produttiva.
Va poi ricordato che Gefran vende spesso a costruttori italiani che, a loro volta, esportano. Ed è anche per questo motivo che nel 2009 non abbiamo sentito la crisi. Anzi, da allora c'è stato comunque spazio per la crescita, piccolo, ma costante negli anni.
Focalizzandoci invece su temi più tecnici, quali sono oggi i vostri prodotti di punta e più innovativi?
Per quanto riguarda la termoregolazione, puntiamo oggi sul "regolatore che parla con te" - il PID 650 / 1250 - che, grazie al nuovo display alfanumerico consente all'operatore di impostare le voci delle variabili da controllare in funzione dell'applicazione e della terminologia a lui più familiare.
Ha LCD a colori con caratteri grandi nella parte superiore e piccoli al di sotto, oltre a una grafica completamente configurabile. È inoltre caratterizzato da piccoli testi collegati al visualizzatore - facilmente utilizzabili da chiunque - i quali permettono di vedere effettivamente quale pulsante si preme e quali operazioni sono in corso.
Tra le funzionalità che ci piace segnalare c'è anche "l'energy counting", perché, sempre di più, tutti gli oggetti dell'automazione devono rispondere alla maggiore sensibilità degli operatori verso i consumi energetici. Grazie a questa funzione, per esempio, i termoregolatori visualizzano l'assorbimento d'energia per la zona in cui stanno lavorando.
Per quanto riguarda i sensori, facciamo sempre riferimento alle applicazioni nell'idraulica mobile, verso cui intendiamo indirizzare una determinata gamma di prodotti. Per questo settore, in particolare, puntiamo sull'RK5: un sensore di posizione da interno cilindri con tecnologia magnetostrittiva Onda (brevettata), per misurazioni senza contatto. Inoltre, i tecnici Gefran hanno messo a punto un'ampia gamma di prodotti per l'applicazione nelle varie "sfumature" dell'idraulica mobile; si tratta per esempio di: pompe, centraline e dispositivi elettronici per l'applicazione sulle macchine edili, agricole e per la movimentazione di materiali.
Su un altro fronte, invece, rappresenta certamente un punto di riferimento per il settore materie plastiche la nuova serie di inverter ADV 200 WH, raffreddati ad acqua. A Parma sono già stati presentati i primi modelli e gli altri verranno lanciati in occasione della fiera SPS IPC Drives di Norimberga (dal 25 al 27 novembre 2014) e nel corso del 2015. Caratteristica dei dissipatori acqua/olio installati su questi inverter è la dimensione molto più contenuta rispetto ai modelli raffreddati ad aria. E proprio la dimensione ridotta facilita notevolmente l'inserimento nei quadri elettrici rispetto ai prodotti convenzionali. Altre importanti caratteristiche dei nuovi inverter sono le potenze in gioco inferiori, la robustezza, l'affidabilità nel tempo e la facilità di montaggio e installazione.
Per questo sono stati studiati speciali sistemi di contatto con i tubi che portano i liquidi di raffreddamento, implementando così un dispositivo che è anche facilmente accessibile e gestibile dalle maestranze. Peraltro l'ADV 200 WH è stato sviluppato in partnership con un'azienda tedesca nostra cliente e, quando è il costruttore a richiedere un prodotto, siamo certi che vi siano buone ragioni di fondo per affrontare il non facile percorso di engineering e di industrializzazione.