Con il 98% dei consensi, l’assemblea di Federchimica ha eletto il 19 giugno Paolo Lamberti nuovo presidente della federazione degli industriali chimici italiani. Classe 1952, Lamberti, presidente e amministratore delegato della Lamberti, azienda attiva a livello mondiale nel settore della chimica di specialità, succede a Cesare Puccioni, non più eleggibile, che ha guidato la federazione per sei anni. Si tratta di un mandato che nasce “nel segno della continuità come valore e del cambiamento come condizione necessaria per contribuire, come settore industriale, alla vera ripresa del Sistema Paese: la chimica ha le caratteristiche per svolgere questo ruolo” ha dichiarato Lamberti nella sua relazione.
Lo confermano anzitutto i segnali di mercato incoraggianti. Dopo un 2016 di luci e ombre, nel 2017 la chimica torna a rivedere decisi segnali di miglioramento: la stima di crescita della produzione chimica in Italia, nel primo semestre, si attesta vicina al 3%. Torna a brillare l’export (+9,5% in valore nel primo quadrimestre), particolarmente dinamico in paesi extra europei come la Cina (+34,5%) e la Russia (+20,1%).
“I dati delle vendite all’estero dimostrano l’impegno delle nostre imprese su innovazione e internazionalizzazione, con una crescita dei valori esportati (+22% tra il 2010 e il 2016) rilevante e, soprattutto, superiore a quella di gran parte dei concorrenti europei. Nella classifica delle sofferenze bancarie siamo di gran lunga il settore manifatturiero con l’incidenza più bassa. Le nostre imprese hanno sofferto ma non hanno dovuto affrontare una crisi strutturale. Questo grazie alla nostra naturale inclinazione all’innovazione continua, intesa come attività di ricerca e sviluppo, ma anche come continuo miglioramento tecnologico: per la chimica Industria 4.0 non è solo un incentivo fiscale, ma una vera, grande opportunità”, ha dichiarato Lamberti.
L’industria chimica in Italia, ha ricordato il neopresidente, può vantare risultati di prim’ordine dal punto di vista della sostenibilità (negli ultimi 25 anni il settore ha diminuito del 68% le emissioni di gas serra) e, grazie a un sistema di relazioni industriali, ha garantito al settore pace sociale e un CCNL che ha valorizzato la contrattazione aziendale e ha sempre saputo cogliere per tempo le esigenze delle imprese e dei lavoratori, in modo adeguato e con soluzioni innovative.
“L’Europa avrà certamente un ruolo centrale nel cambiamento auspicato. Il presidente Tajani ha già dato prova di comprendere le esigenze dell’industria; la sua nomina alla più alta carica del Parlamento europeo è un segnale decisamente incoraggiante verso il cambiamento che auspichiamo. Abbiamo bisogno di più Europa e all’Europa serve un’industria chimica forte, decisiva per la ripresa del continente e del ruolo che può giocare sul mercato globale. Dobbiamo fare una vera battaglia per un recepimento più armonizzato delle direttive, oggi attuate nei 28 paesi in modo difforme, cosa che finisce per vanificare il valore aggiunto del mercato unico. È tempo di perseguire una vera politica industriale europea, fatta di una politica commerciale più aggressiva, politica della concorrenza più coerente con il mercato globale, politica ambientale migliorata, ovvero più compatibile con la competitività industriale”, ha continuato Lamberti.
I veri ostacoli, tuttavia, si trovano ancora in Italia: “I vincoli imposti dal Sistema Paese, per esempio nel rilascio di autorizzazioni, non sono più tollerabili: tempi lunghissimi, ritardi, incertezze, costi sono il peggior nemico della nostra competitività. Per non dire della difformità delle regole sul territorio: è inaccettabile che le imprese si trovino ad affrontare procedure diverse non solo da regione a regione, ma spesso da comune a comune nella stessa regione. È ormai improcrastinabile una vera politica per la semplificazione normativa e l’efficienza della Pubblica Amministrazione che avrebbe un potenziale propulsivo enorme per l’economia del Paese. Riconosciamo lo sforzo della Presidenza del Consiglio, che lavora con le regioni per mitigare queste differenze; abbiamo inoltre accolto con estremo favore i provvedimenti di riforma recentemente varati dal Governo, uno su tutti quello sulla nuova Conferenza dei Servizi”, ha aggiunto il presidente di Federchimica.
Molto, però, resta ancora da fare. “Secondo uno studio recentemente avviato da Federchimica, l’Italia risulta il paese con il peggior rapporto tra Pubblica Amministrazione e imprese, almeno con riferimento alle principali procedure amministrative di interesse del settore chimico. Serve un confronto tecnico più aperto e proficuo e un maggior coordinamento tra enti pubblici per dare risposte tempestive e univoche alle imprese, così come avviene negli altri paesi europei, dove l’autorizzazione per la costruzione di un nuovo impianto chimico si ottiene in pochi mesi, mentre da noi ci vogliono anni, in molti casi lustri. Le lungaggini amministrative sono tra i fattori più negativi, che ci fanno perdere, tra l’altro, opportunità di crescita e sviluppo: non è raro che, soprattutto all’interno di gruppi multinazionali, un investimento programmato in Italia venga annullato e trasferito altrove”, ha proseguito Lamberti.
Federchimica, in definitiva, ha le carte in regola per guidare il cambiamento sia nei confronti delle imprese sia proponendosi alle istituzioni come partner. “Guidare il cambiamento è il solo modo per essere protagonisti nei prossimi anni. Una sfida per tutti noi, diversa da quelle affrontate in passato per l’estrema velocità e globalità del cambiamento. L’industria chimica è pronta, con le proposte e con le azioni indispensabili per modernizzare il Paese”, ha concluso il neo presidente.
All’assemblea di Federchimica hanno preso parte Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, e Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.