La società di consulenza Freedonia Group ha recentemente pubblicato due studi sul mercato americano dell’imballaggio flessibile. Uno si concentra sui film barriera e stima che tale mercato entro il 2021 dovrebbe raggiungere un valore di 5,7 miliardi di dollari (registrando una crescita annua del 4,2%), mentre l’altro estende il campo all’imballaggio flessibile alimentare in generale, per il quale entro il 2021 è atteso un fatturato di 15,5 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda il primo, la fetta più cospicua è rappresentata dai film protettivi contro l’infiltrazione di gas e ossigeno; per questa tipologia di manufatto si prevede un giro d’affari di oltre 4 miliardi di dollari (+4,1% all’anno) entro i prossimi 4 anni, anche se i costi di produzione restano elevati (implicando spesso per i trasformatori un rinnovo del proprio parco macchine).
La principale destinazione applicativa dei film barriera è quella alimentare, che, nel 2017, ha rappresentato il 77% della domanda di film barriera anti-ossigeno e gas. L’incremento di tale richiesta è giustificata da alcune abitudini che i consumatori esprimono sempre più frequentemente, come, per esempio, la preferenza per i cibi freschi privi di conservanti (che quindi deperiscono più velocemente se non protetti dall’imballaggio) e per il packaging flessibile anziché rigido, più comodo e leggero. Le applicazioni alimentari sono seguite da quelle farmaceutiche e medicali, con il 17% della domanda complessiva (anche in questi ambiti sono previsti andamenti in rialzo, visti l’aumento della spesa pro-capite per la salute e lo sviluppo di nuovi farmaci che richiedono caratteristiche barriera più performanti al fine di preservarne i principi attivi). Per quanto riguarda i polimeri utilizzati a tale scopo, in testa troviamo il PET, più versatile, e l’EVOH, dalle eccellenti caratteristiche ma più costoso.
Il secondo studio, evidenzia che l’imballaggio rigido perde quote di mercato a tutto vantaggio delle pouches (soprattutto quando si parla di bevande e liquidi), mentre sul fronte alimentare, carne, pesce, prodotti da forno, snack e dolciumi detengono il 65% della domanda di packaging alimentare.