Potere isolante, maneggevolezza ed economicità fanno dell’EPS il materiale più utilizzato per l’imballaggio di pesce fresco. Leggero, resistente, isolante nei confronti degli sbalzi termici, il polistirene è un materiale molto usato per l’imballaggio dei prodotti deperibili.

Secondo quanto riferisce Aipe (l’associazione italiana polistirene espanso), L'Italia è il primo paese in Europa per utilizzo di imballaggio in EPS in ambito alimentare, con un totale di 20 mila tonnellate, e il settore ittico rappresenta la parte più consistente di tale mercato, con 14 mila tonnellate. Tra i grandi utilizzatori delle cassette per il pesce ci sono i principali mercati ittici nazionali, come quello di Milano e quello di San Benedetto del Tronto, che recentemente ha dichiarato di ritornare all’utilizzo dell’EPS dopo aver sperimentato cassette prodotte con materiali alternativi.

 

Sicurezza in primo piano

Le ragioni per cui viene utilizzato l’EPS sono varie. La prima è la sicurezza igienico-sanitaria durante le fasi di stoccaggio e trasporto. I veicoli per il trasporto degli alimenti deperibili sono sottoposti a verifica e controllo da parte di esperti autorizzati dal Ministero dei Trasporti secondo l’accordo internazionale ATP, ma anche gli imballi possono offrire un valido contributo nel mantenimento delle condizioni ottimali di conservazione. L’EPS è un polimero rigido e leggero, costituito per il 98% di aria. La struttura a celle chiuse piene di aria conferisce a questo materiale diverse proprietà che lo rendono indicato per il confezionamento dei prodotti ittici freschi.

La più interessante, per gli effetti sulla sicurezza alimentare, è sicuramente la bassa conducibilità termica: è compresa mediamente tra 0,033 e 0,039 W/mK e può diminuire, nei materiali a conducibilità termica migliorata. Questo significa che i contenitori in EPS sono efficaci isolanti termici, consentendo di mantenere più a lungo, rispetto ad altre soluzioni di imballaggio, la temperatura dell’alimento conservato. L’imballo di EPS, infatti, assicura il mantenimento della temperatura del prodotto fino a otto ore dopo che il prodotto confezionato è estratto dalla cella frigorifera.

Oltretutto, oggi le cassette possono essere dotate di sistemi per drenare il liquido che si forma quando il ghiaccio su cui viene posto il pesce si scioglie, evitandone il ristagno. La sicurezza igienica viene perseguita mediante l’impiego di cassette in EPS eliminate dopo ogni uso. Questa metodologia rappresenta il massimo livello di garanzia per il consumatore, perché non si rischia che - a causa di un processo di sanificazione non corretto - una cassetta usata possa diventare una fonte di contaminazione per il pesce conservato successivamente.

Altre ragioni fanno sì che l'EPS sia tanto frequentemente impiegato per i prodotti ittici freschi. Una è la sua leggerezza: il peso della cassetta non incide quasi per nulla sul peso lordo e rende i vuoti molto più maneggevoli. Ciò è importante ai fini della sicurezza dei lavoratori. C'è poi la versatilità del materiale, che permette agli operatori di individuare sul mercato i prodotti più idonei, per forma e dimensioni, al prodotto da contenere e al mezzo di trasporto impiegato. Così si ottimizzano i carichi, un parametro importante ai fini dell'efficienza distributiva. Infine non va trascurato il rapporto costo/prestazione, il migliore per questo utilizzo.

 

Image removed.La seconda vita dell’EPS

Poiché le cassette utilizzate in ambito alimentare sono monouso, la gestione del fine vita è molto importante. I contenitori in EPS, come tutti gli altri imballaggi in plastica, se opportunamente raccolti possono essere avviati al riciclo. Quelli provenienti dalle utenze domestiche, nei Comuni dove è attiva la raccolta differenziata, vengono raccolti insieme agli imballaggi in plastica, quelli provenienti da utenze professionali, in genere, devono essere gestiti e presi in carico da una azienda autorizzata. L’utilizzo di un compattatore, da parte delle grandi utenze pubbliche e private, può migliorare notevolmente la gestione dell’EPS post consumo, riducendo notevolmente i volumi di stoccaggio.

Una volta raccolto, secondo le modalità previste da ciascun Comune, il rifiuto in EPS viene ricondizionato presso aziende specializzate, che eseguono alcuni processi di trasformazione per renderlo idoneo al riutilizzo in diversi modi: insieme al polimero vergine per realizzare nuovi imballaggi o elementi per l’edilizia; per produrre altri articoli, come, per esempio, grucce per abiti; come materiale inerte leggero nel calcestruzzo alleggerito, nelle malte cementizie e negli alleggerimenti dei terreni. Un’altra possibilità ancora è rappresentata dal recupero energetico attraverso la termovalorizzazione. La combustione con produzione di calore (il potere calorifico dell’EPS è di circa 10 mila kCal/kg) permette il recupero di una parte dell’energia spesa per la produzione del manufatto in EPS, la cosiddetta energia di feedstock.

Le attività di studio e di ricerca hanno permesso l’ottimizzazione di un processo molto interessante legato alla dissoluzione dell’EPS, cercando la riduzione del volume e la gestione igienica del manufatto dopo il suo utilizzo. Due importanti iniziative sono attive in merito alla gestione dei prodotti a fine vita:

- Life EPS Sure, progetto presentato dall’associazione europea Anape, sostenuto dal progetto Life, dedicato alla raccolta, lavorazione e riutilizzo delle cassette del pesce in EPS

- Polystyrene Loop, impianto situato in Olanda, realizzato con il contributo delle aziende europee e dal progetto Life per dissolvere l’EPS per produrre il polimero di partenza.

Per agevolare la prima fase del circuito (ovvero la raccolta), da diversi anni Aipe ha in essere un accordo con Corepla per la raccolta selettiva dell'EPS proveniente da imballi post consumo sul territorio nazionale. L'accordo prevede la creazione di piattaforme per la raccolta dell'EPS da imballo (le cosiddette PEPS), gestite da imprese localizzate in tutta Italia.