Industria varesina: i prossimi due anni all'insegna del recupero

Se il 2013 sarà all'insegna del "lieve rallentamento", il prossimo biennio sarà invece caratterizzato da una fase di recupero, più o meno accentuato. Sono questi il presente e il futuro per le imprese manifatturiere varesine dei settori chimica e materie plastiche-gomma, passati sotto la lente dalla ricerca "I settori varesini della Plastica-Gomma e della Chimica: realtà, prospettive e la questione del valore", eseguita dalla Business Analysis della Private & Corporate Unity di UBI Banca, in collaborazione con l'Unione degli Industriali della Provincia di Varese e la Banca Popolare di Bergamo che, nella propria sede di Varese, ha ospitato lo scorso 16 settembre un convegno organizzato per presentarne i risultati.
Lo studio, che rappresenta la seconda edizione di un lavoro già svolto nel 2011, fotografa due comparti come in mezzo a un guado. Da una parte le condizioni depresse del mercato interno e le previsioni, per ambo i settori, che tali resteranno per i prossimi anni. Dall'altra il necessario e indispensabile approdo a un più alto tasso di internazionalizzazione, che in questo momento rappresenta la possibilità di creare valore per l'azienda, unico modo di garantire i presupposti per gli investimenti necessari alla crescita. In mezzo: i due settori varesini, che "appaiono nel loro insieme ancora in transizione verso assetti più rispondenti" a questo scopo. Ognuno, però, con le proprie distinzioni.
All'interno del settore materie plastiche-gomma c'è una certa diversità di performance tra le varie imprese. A fare la differenza è la dipendenza o meno dal mercato interno. Le imprese esportatrici (intendendo come tali le realtà con una quota di fatturato derivante da export superiore al 60%) registrano ormai dal 2009 una redditività maggiore rispetto a quelle ribattezzate "domestiche" (fatturato da mercato interno superiore al 60%) o a quelle "neutrali" (fatturato per il 50% prodotto da vendite in Italia e per il 50% sui mercati esteri). Ciò dipende dal fatto che le aziende esportatrici, grazie a una domanda più sostenuta, sono in grado di giocare maggiormente sul rapporto tra il prezzo a cui riescono piazzare i propri prodotti e il loro costo di produzione: il cosiddetto mark up. Leva impossibile da utilizzare per aziende più ripiegate su un mercato interno dalla domanda debole.
Risultato: le imprese esportatrici potranno contare, per il triennio 2013-2015, su una redditività operativa (rapporto tra margine operativo lordo e fatturato) crescente. A livello generale, comunque, rimane una fotografia che per il 2013 segna una lieve flessione dei ricavi, con una crescita a tassi moderati per i prossimi due anni per le imprese che sapranno ben posizionarsi coi propri prodotti sui mercati esteri e investire.