Assobioplastiche fa chiarezza sulla legislazione sui sacchetti in plastica
Con una nota stampa, Assobioplastiche ha spiegato che la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea riguarda esclusivamente la vecchia normativa italiana inerente ai sacchetti in plastica. La pronuncia, specifica l’associazione, riguarda un decreto ministeriale del 18 marzo 2013 non più in vigore poiché adottato dal nostro Paese prima dell’emanazione della Direttiva shopper 720 del 2015, che contempla espressamente la possibilità per gli Stati dell’UE di vietare i sacchetti in plastica.
Si tratta quindi di un giudizio relativo a normative già abrogate e del tutto superate dalle nuove disposizioni legislative, in cui, peraltro, la bocciatura della Corte verte principalmente su aspetti formali e procedurali (errori nel processo di notifica all’UE). all’Italia viene mossa l’obiezione di avere adottato tali divieti “troppo presto”, ossia prima che l’UE stessa fissasse i divieti con la Direttiva shopper 2015/720.
“Ce l’aspettavamo”, ha commentato Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche, “ma, per sgombrare il campo da equivoci, è bene sottolineare che la sentenza riguarda il “vecchio” ordinamento. La normativa europea sugli imballaggi è, com’è noto, nel frattempo positivamente evoluta e ora c’è la Direttiva shopper, che consente i divieti e obbliga gli Stati a intervenire sui sacchetti. Il decreto ministeriale del 2013 contestato non c’è più e c’è una nuova normativa di recepimento della Direttiva shopper, che non è messa in discussione dalla sentenza. Ci tengo a precisare, quindi, che l’attuale normativa sulle bioplastiche che recepisce la Direttiva shopper del 2015 è perfettamente in vigore avendo seguito tutte le procedure previste. Purtroppo, quando non si riescono a trovare elementi di sostanza contro normative pioniere che hanno anticipato l’evoluzione stessa del diritto europeo, ci si appella a forma e procedure. Ci siamo abituati, ma i fatti sono dalla nostra parte”.