Il caro energia mette a rischio il settore della trasformazione
Il settore della trasformazione delle materie plastiche si trova suo malgrado a fronteggiare un drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese. Unionplast lancia l’allarme, evidenziando che il prezzo dell’energia elettrica continua a registrare valori record. Nel mese di dicembre 2021 il prezzo in borsa elettrica ha raggiunto il picco storico di oltre 437,94 euro/MWh, chiudendo su una media mensile di 281,24 euro/Mwh (con in aumento del 463% rispetto al valore di gennaio 2021 e del 592% rispetto a quello di gennaio 2020).
Tali aumenti sono la conseguenza della crescita esponenziale delle quotazioni del gas naturale: il prezzo MGP (Mercato del Giorno Prima) di dicembre 2021 pubblicato da GME (Gestore Mercati Energia) è risultato pari a 113,344 euro/Mwh, crescendo in questo caso di oltre il 688% rispetto a dicembre 2020. Le attuali previsioni di mercato prospettano un prezzo medio dell’energia elettrica nel primo trimestre del 2022 superiore a 200 euro/Mwh.
È chiaro che aumenti di questa portata non possono essere assorbiti dalle nostre aziende. Pur avendo la plastica indubbi vantaggi legati alla sua intrinseca leggerezza che ne fanno uno dei materiali più sostenibili per l’imballaggio, resta molto elevato il fabbisogno energetico per la sua trasformazione. Il settore sta facendo enormi sforzi per ridurre drasticamente i consumi energetici all’interno delle proprie fabbriche, ma nel breve periodo, aumenti di questa portata non possono essere assorbiti dalle nostre aziende.
Contestualmente, anche negli altri Paesi le industrie europee ad alto fabbisogno energetico chiedono ai leader UE di affrontare rapidamente l'aumento esponenziale dei prezzi dell'energia. Le ragioni principali di questa situazione sono le speculazioni sui mercati finanziari, gli squilibri nel mercato del gas, la diminuzione stagionale della produzione di energia rinnovabile, la riduzione della produzione di energia nucleare, la chiusura delle miniere di carbone e l'aumento dei costi del carbone trasferiti sui prezzi dell'energia elettrica. Tale situazione ha costretto numerosi consumatori industriali di energia a ridurre e/o chiudere temporaneamente gli impianti.