Una rinascita industriale in Europa è possibile
Questo il tema principale dell’evento organizzato da PlasticsEurope a Bruxelles il 4 e 5 novembre. Nel suo discorso introduttivo a PolyTalk, Patrick Thomas (presidente di PlasticsEurope e CEO di Bayer MaterialScience) ha dichiarato: “Se crediamo davvero in una reindustrializzazione europea, tutti i settori (chimica, automotive, edilizia ecc.) devono lavorare insieme per raggiungere questo obiettivo e non solo l’industria delle materie plastiche”. Anche per questo, il 4 novembre l’associazione ha lanciato il “Manifesto per la competitività dell’industria plastica”, in collaborazione con EuPC (European Plastics Converters).
Decine le presentazioni di aziende, ricercatori, studiosi e membri della Commissione europea che si sono alternate a PolyTalk ed è naturalmente impossibile anche solo citarle tutte in questa breve news. Alcune verranno riprese sulla rivista MacPlas, ma intanto è doveroso accennare almeno ai temi più interessanti discussi durante l’evento, organizzato quest’anno in forma di dibattito suddiviso in più sessioni.
Polytalk si è aperto con l’entusiasta presentazione del noto economista e futurologo Jeremy Rifkin, il quale, citando il suo ultimo libro, ha descritto con vari esempi la sua “Zero Marginal Cost Society”, che sarà guidata dai nuovi mezzi di comunicazione, trasporto ed energia, e soprattutto dal cosiddetto “Internet of things”, in grado di collegare tutti e tre questi ambiti.
Un esempio di produzione a costo zero può essere la messa online di un video, di un brano musicale o di un corso su qualsiasi argomento, che può portare a ritorni importanti. Anche la stampa 3D va nella direzione di una riduzione dei costi di produzione. Un’altra curiosità citata da Rifkin riguarda l’economia della condivisione, che secondo le sue previsioni diverrà realtà entro i prossimi 25 anni. Sarà ad esempio normale il car sharing e anomalo essere proprietari di un auto.
Tale presentazione futuristica è stata però criticata il secondo giorno da Bob Patel (vicepresidente per l’Europa della divisione Olefine e poliolefine di LyondellBasell), il quale ha detto che sarebbe meglio parlare innanzi tutto del nostro periodo storico e fare previsioni al massimo per i prossimi 5-10 anni, piuttosto che ipotizzare cosa accadrà tra 20-25 anni. Patel ha poi citato lo studio di The European House - Ambrosetti e in particolare l’effetto moltiplicatore del nostro settore, pari a 2,38: un incremento di 100 euro di PIL all’interno della filiera della plastica genera un aumento di 238 euro di PIL nell’intera economia italiana. E per ogni posto di lavoro creato nel nostro settore ne vengono prodotti ben tre nell’economia allargata. Tale studio, commissionato in primis da PlasticsEurope, Assocomaplast, Federazione Gomma Plastica e Corepla, è stato illustrato in sintesi da Paolo Savona (professore universitario e Ministro dell’Industria nel Governo Ciampi) il 4 novembre, sempre nell’ambito di PolyTalk.
Durante i vari dibattiti, tutti i partecipanti si sono detti favorevoli all’innovazione come punto di partenza per il rilancio dell’industria europea di settore, ma Patel ha dichiarato che: “Se non c’è produzione in Europa, si rischia di perdere anche l’R&D e quindi la capacità di innovare”. Dato confermato dalla relazione di Frank Kuijpers, vicepresidente Global Licensing & Technology di Sabic, il quale ha mostrato come, mentre nel 2001 Europa e Stati Uniti la facevano da padroni per numero di brevetti, oggi un terzo dei brevetti approvati è cinese.
Parlando di regolamenti e normative Patel ha poi aggiunto che “I politici europei devono quindi chiedersi se vogliono vedere l’Europa servita dalle importazioni estere oppure agire in modo diverso”, per esempio riducendo e rendendo più stabili le norme e i regolamenti nel Vecchio Continente, come richiesto da più parti e anche da alcuni relatori di PolyTalk 2014.
Daniele Ferrari, CEO di Versalis, ad esempio, ha affermato: “Noi odiamo chiudere siti produttivi in Europa. Amo invece particolarmente la biochimica perché è in grado di creare opportunità all’interno di un’economia circolare”. Concezione, quella di un’economia circolare, ribadita anche da Karl Falkenberg, direttore generale, DG Ambiente, della Commissione europea, secondo il quale “se ben regolati con normative ad hoc, la gestione dei rifiuti e il riciclo possono rappresentare un’enorme risorsa per l’economia e la competitività europee”.
(In foto: Hanane Taidi, direttore comunicazione PlasticsEurope, tra James Woudhuysene Jeremy Rifkin, opinionisti intervenuti al dibattito)