La ripresa spinge l'imballaggio flessibile americano

Secondo il nuovo rapporto stilato da PCI Films Consulting, il mercato norda­mericano degli imballaggi flessibili lavorati si avvia a rappresentare il 30% del consumo globale, con una spesa annua che nel 2013 si è attestata a 20,7 miliardi di dollari. Quasi il 90% delle vendite regi­strate nell'area di riferimento si concentra negli Stati Uniti, seguiti da Canada e Messico, che raggiungono rispettivamente il 7% e il 5%.
Dopo il rallenta­mento subito nel 2012 nelle more della crisi economica, la domanda di im­ballaggi flessibili lavorati ha ripreso a crescere, facendo registrare, nel 2013, un incremento del 4% circa in termini di valore negli Stati Uniti e in Canada. Il mercato dell'imballaggio flessibile messicano, tuttavia, ha sofferto una battuta d'arresto dell'1,5% circa, provocata dal clima di incertezza seguito al cambio di governo e al rallentamento della crescita del PIL. L'indebolimento dei mar­gini di profitto e le pressioni competitive hanno dato il via a una diffusa attività di razionalizzazione e ristrutturazione in tutta l'area, con numerosi casi di chiu­sura e cessione di impianti, in particolare tra i leader del settore.
Il rapporto sottolinea come il consolidamento dell'industria continui a rappresentare un importante fattore trainante del cambiamento di un settore estremamente frammentato come quello analizzato, in cui la parte del leone spetta sempre agli investitori istituzionali. Fra i principali accordi conclusi nel 2013 figura­no infatti l'acquisizione di Globalpack da par­te di Constantia Flexi­bles, due fondi d'in­vestimento operati da One Equity Partners e il successivo acquisto da parte di Constantia del gruppo Spear, speciali­sta statunitense dell'e­tichettatura. Inoltre, la società d'investimenti Sun Capital ha accor­pato la propria divi­sione nordamericana Exopack Holdings con quattro dei suoi stabilimenti di produzione imballaggi in Europa, dando vita a una nuova realtà battezzata Coveris Exopack Holdin­gs.
Per il futuro, il settore nordamericano degli imballaggi flessibili trasformati sembra destinato a crescere mediamente del 4% annuo, fino a superare i 25 miliardi di dollari entro il 2018, mentre per il Messico si prevede un ritorno alla crescita e il raggiungimento, nel medesimo periodo di tempo, dei livelli di Stati Uniti e Canada. Il consumo messicano procapite di questi packaging corri­sponde a meno di un quinto di quanto registrato negli Stati Uniti e offre, dun­que, significative opportunità di crescita per il futuro. Gli accordi NAFTA (North American Free Trade Agreement) continuano a trainare la domanda messi­cana: sono numerosi, infatti, i produttori statunitensi di alimenti confezionati che sfruttano il minor costo della manodopera per fabbricare in Messico gli articoli destinati al mercato Usa.
Riguardo al rapporto, il consulente PCI Paul Gaster ha commentato: "Se da un lato il rallentamento economico ha influito negativamente sulla redditività del settore degli imballaggi, dall'altro la crescita dei volumi continua a essere sostenuta dalla domanda proveniente da mer­cati come quello alimentare, farmaceutico e del cibo per animali domestici. Inoltre, i packaging flessibili si impongono come una possibile alternativa ai prodotti rigidi in un numero crescente di applicazioni".