Quarant’anni di robotica italiana
È il 1975 quando un gruppo di illuminati accademici e industriali attivi nel campo delle tecnologie dell’automazione e della nascente robotica fondano SIRI, in origine Società Italiana per la Robotica Industriale, poi evolutasi nell’odierna Associazione Italiana di Robotica e Automazione. Ebbene, sono ormai trascorsi 40 anni da allora e in questi quattro decenni la robotica ha compiuto passi da gigante, caratterizzando un’epoca in cui ha dovuto fronteggiare anche lo scetticismo di coloro che vedevano nel robot un nemico per il lavoro dell’uomo, anziché un valido aiuto e supporto.
“Oggi, nel mondo della meccatronica e della robotica collaborativa c’è piena cooperazione tra uomo e robot, pur senza mai confondere l’intelligenza artificiale con la vita artificiale. Non a caso, dietro un robot chirurgo c’è sempre un chirurgo in carne e ossa”, ha esordito Rezia Molfino - attuale presidente di Siri - aprendo l’incontro stampa tenutosi nell’uggiosa serata di mercoledì 28 ottobre presso la sede milanese di Ucimu-Sistemi per produrre; incontro coordinato dalla Casa Editrice Publitec al fine di condividere pubblicamente ricordi, impressioni e tendenze di questi “primi 40 anni di robotica italiana” vissuti nell’ottica Siri.
Ottica per nulla banale, come specificato da Mario Salmon, consigliere e socio fondatore di Siri: “Per solito le associazioni nascono con lo scopo di tutelare interessi specifici. Fin da subito, invece, il nostro obiettivo è stato quello di generare soprattutto una cultura in grado di legare saldamente gli utilizzatori di robot, i costruttori di robot e i professori universitari che, già allora, vedevano nella robotica una nuova scienza”. Concetto, quest’ultimo, pragmaticamente ripreso da Domenico Appendino, vicepresidente di Siri e vicepresidente esecutivo di Prima Industrie: “In paesi come la Germania è normale che una persona lavori in università e che poi si sposti in azienda, e viceversa. In Italia, invece, questi due mondi sono paurosamente separati. Ecco quindi che c’è ancora tanto bisogno di una realtà come Siri che, culturalmente, faccia da punto d’incontro tramite - per esempio - i nostri ormai storici corsi di formazione e aggiornamento sullo stato dell’arte della robotica”.
L’incontro stampa con Siri ha quindi fornito un’immagine dove l’Italia ben figura, come ben argomentato da Arturo Baroncelli, presidente IFR (International Federation of Robotics) nonché business development manager di Comau Robotics: “In termini assoluti la Cina è da due anni al primo posto sia come fabbricante sia come utilizzatore di robot. Dopodiché troviamo paesi come il Giappone, la Corea, gli Stati Uniti e la Germania. In Italia, invece, brilliamo molto per qualità, intraprendenza e competenza dei nostri integratori. Ma posso anche dire con certezza che, in fatto di robotica, i nostri centri di ricerca e le nostre università non temono confronti”.
Poi la questione si è spostata più a livello manifatturiero ed è emerso come l’automazione di fabbrica sia realisticamente l’unico strumento in grado di permettere - per esempio a un trasformatore di materie plastiche - di poter produrre ancora in Italia, senza dover drasticamente trasferire le sue linee in paesi notoriamente low cost.
“È certamente possibile mantenere l’industria nel nostro Paese”, ha infatti argomentato Baroncelli”, ma non certo competendo sui costi, il che sarebbe una follia, bensì competendo sulla produttività, sulla qualità e sul costo industriale. In quest’ottica l’automazione dei processi produttivi è l’unica arma valida a disposizione della nostra industria: tutta”. Il che - e questo è un’ulteriore buon messaggio emerso durante l’incontro con Siri - è sempre più alla portata delle PMI italiane, come spiegato in chiusura da Appendino: “Pensiamo a un’applicazione a me molto cara qual è la robotica di saldatura. Se negli Anni Ottanta era oggettivamente difficile vedere una cella di saldatura al di fuori di una grande casa automobilistica, oggi - in virtù di nuovi sistemi di visione e sensori che, con costi ormai accessibilissimi, portano la flessibilità alla portata di chiunque - tale isola robotizzata entra in industrie molto piccole, garantendo una vera marcia in più in termini di competitività”.